«Io, giornalista infiltrato fra i tentacoli delle mafie»
UDINE. È certamente una delle uscite editoriali più attese in questa primavera: Gli anni della peste, il nuovo libro verità del giornalista e scrittore Fabrizio Gatti, edito Rizzoli, approderà in libreria venerdì 26 aprile.
E a ospitare in prima nazionale l’evento scenico allestito per raccontare il lavoro di Gatti sarà la nona edizione di vicino/lontano, in programma a Udine da giovedì 9 a domenica 12 maggio. Fabrizio Gatti, premio Tiziano Terzani 2008 per il libro Bilal. Il mio viaggio da infiltrato nel mercato dei nuovi schiavi, è noto per le inchieste e i reportages compiuti con identità clandestina, sulla scia di quell’investigazione intrapresa da Guenter Wallraff, che attraverso l’indagine sotto copertura ha realizzato pietre miliari del giornalismo d’inchiesta. Allo stesso modo Fabrizio Gatti, autore di scoop centrali per la tutela dei diritti e della legalità, ha indossato di volta in volta le vesti dell’immigrato, dell’addetto romeno alla raccolta di pomodori in Puglia, dell’uomo delle pulizie che stana, da un oscuro controcampo, le nefandezze e la malasanità del Policlinico di Roma.
Questa volta, invece, Gatti si è vestito da operaio del gas, per monitorare e raccontare, “dal di dentro”, le follie di una banda di trafficanti di droga: ne Gli anni della peste, infatti, insegue la via dell’eroina in città per ritrovarsi al centro dell’atroce estate stragista perpetrata di Cosa Nostra. Domenica 12 maggio, alle 19 nella chiesa di San Francesco, La nostra mafia quotidiana. Gli anni della peste suggellerà l’edizione 2013 di vicino/lontano, offrendo un’occasione per accostarsi all’inchiesta condotta da Gatti nella forma del resoconto scenico. In primo piano, le vite parallele di un giornalista infiltrato e di un giovane killer della ’ndrangheta, che al suo battesimo con la pistola non ha il coraggio di uccidere. I due si guardano da lontano, si studiano, si incontrano in un viaggio spietato dal Fortino della mala, il quartiere senza Stato di Milano, ai giorni della resa alla mafia: i nostri giorni.
Ancora una volta Fabrizio Gatti, con la sua testimonianza in prima persona, ci farà scoprire quel che non siamo riusciti a vedere. In questo caso, la mafia della porta accanto. Quella che si nasconde nei quartieri, negli uffici pubblici. Quella che tocca tutti da vicino. Quella che ha condannato l’Italia a diventare ciò che è. Il peso di cui ci dobbiamo liberare, se vogliamo tornare a sperare. «Gli anni della peste, il mio nuovo libro, sono gli anni in cui viviamo – spiega l’autore –. Quelli in cui le varie forme di mafia sono diventate influenti nella politica, nell'economia, nella nostra vita di tutti i giorni. Una stagione, nata dalle stragi del 1993, in cui tutti noi italiani ci siamo lasciati lentamente sacrificare. Il mio libro racconta come sia potuto succedere».
Se vicino/lontano 2013 dedica la serata inaugurale, giovedì 9 maggio, a poema in terzine di Tommaso Cerno (sempre Rizzoli) sulla “questione italiana” vista attraverso la sua infernale Commedia del potere, la chiusura sarà dunque siglata affrontando i retroscena legati alla piaga forse più dolorosa del nostro Paese, quella della mafia. «È una grande emozione – racconta ancora Fabrizio Gatti – cominciare questo nuovo viaggio proprio da Udine, dove Bilal fu accolto con grandissimo affetto e con il premio intitolato a un grande maestro, Tiziano Terzani. Tornare in Friuli Venezia Giulia è sempre un ritorno a casa, e per me lo è davvero, visto che una parte di me ha origine nella Bassa, a Malisana». Fabrizio Gatti dal 2004 scrive per l’Espresso, su cui ha pubblicato le sue inchieste più famose. Tra i suoi libri ricordiamo Viki che voleva andare a scuola. La storia vera di un bambino albanese in Italia (Fabbri, 2003) e L’eco della frottola. Il lungo viaggio di una piccola notizia sbagliata (Rizzoli, 2010).
La prossima edizione del festival, che sarà presentata mercoledì prossimo in palazzo Giacomelli a Udine, indagherà diversi temi centrali dei nostri giorni: dalla crisi economica internazionale alla rivoluzione cognitiva imposta dalla rete, oltre che ai paradossi politico-culturali dell’era digitale. (r.c.)
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