«Io, musulmana, mi sono integrata con gli udinesi»

Boutem Asmaa ha 18 anni, frequenta il quarto anno del Malignani e da grande vuole diventare un pilota. «Perchè? Beh, semplice – risponde – mi piace il cielo, guardare tutto dall’alto e correre veloce». Boutem è nata in Calabria, si sente italiana a tutti gli effetti ma è rimasta radicata alle sue origini musulmane. Porta il velo, prega per Allah, legge il Corano, segue gli insegnamenti del profeta Maometto, come quando dice che «il Paradiso è sotto i piedi di una madre».
«Già – dice la giovane guardandoci dritti negli occhi –, la donna nell’Islam è al centro del mondo. È la parte fondamentale della famiglia. È trattata come una regina. All’uomo vengono affidati i compiti pratici. La donna, invece, è la mente».
Boutem insieme a una cinquantina di donne di fede islamica ha partecipato ieri, con i bambini, alla festa per il primo anniversario del centro culturale “Il Pacifico”. Erano loro le protagoniste dell’evento. «Vogliamo mandare un messaggio a tutti gli italiani – dice il presidente Hossain Shahdat – che le donne da noi sono ben volute. Spesso l’immagine che viene data è, invece, diversa. Ma non è così. L’Islam dice di “amare le donne”, “trattarle con il cuore” “adorarle e rispettarle”. Sono loro che mandano avanti la famiglia».
Essere musulmana e abitare in Friuli non è facile. A dirlo è proprio Boutem Asmaa. «Ora mi sento ben voluta – dice – ma all’inizio non è stata così. Era il periodo degli attentati. Io entravo in classe velata, come faccio adesso. E vi posso solo immagine le battutine che facevano. All’inizio sorridi, ma a tutto c’è un limite. Creavo sospetto. Insomma mi guardavano male».
Poi con il tempo quel muro di diffidenza si è sgretolato. «I miei compagni di classe – spiega – hanno iniziato a chiedermi consigli sui compiti. Vedevano che rispondevano. Poi mi hanno chiesto di uscire a pranzo, il pomeriggio e anche la sera. Ora sono come loro. Sono una di loro».

Boutem saluta e se ne va , accoglie le altre ragazze invitate per il primo anniversario del centro. Stringe mani e abbraccia anche le donne italiane e le commercianti del quartiere che hanno voluto raccogliere l’invito dell’associazione. Sono in totale queste ultime una ventina. Assistono alla preghiera iniziale in Corano, letto da una bambina e tradotta in italiana.
E la domanda più ricorrente è: «Che cosa è l’Islam? Quali sono i principi?». C’è curiosità, voglia di conoscere. Emiliana Xausa insieme al marito Rino Orlando ha gestito fino alcuni anni lo studio fotografico “Colorstudio” dove ora sorge il centro islamico.
«Ho fiducia in questi ragazzi – dice. – Mi sono piaciuti subito. Sono corretti e responsabili. Per questo io e mio marito abbiamo deciso che meritavano una chance». «Purtoppo - conclude – questo quartiere è sempre più disabitato, privo di negozi. Ma non è colpa dei musulmani. Spesso sono gli stessi proprietari italiani che alzano troppo l’asticella degli affitti». (da.vi.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto