Io, ragazza tra la famiglia degli alpini: vi racconto la mia esperienza all’Adunata di Udine
Alpini. Ovunque ci sia da mettersi in gioco, aiutare, darsi da fare per la comunità, ci sono gli alpini. Alpini di qualunque età, con il cappello in testa sono ormai un simbolo di solidarietà insieme alla Protezione civile.
La 94ª Adunata degli Alpini si è recentemente conclusa a Udine. Per quattro giorni la città si è trasformata per occasione. La Cittadella della salute di Pordenone è diventata la Cittadella degli alpini, all’interno della quale erano ospitati diversi stand dedicati all’attività della Protezione civile e dei militari.
Tra i banchetti di informazioni, mezzi dell’esercito e una parete di roccia, i visitatori potevano immergersi nella totalità degli ambienti della protezione civile e militari accompagnati e guidati da soldati e volontari. Ad animare le stradine della Cittadella anche tantissimi giovani in divisa di campi scuola Ana.
I campi scuola, distribuiti su tutto il territorio italiano, sono un’attività che viene proposta da ormai un paio di anni e che ha lo scopo di avvicinare quanti più giovani possibili, provenienti da tutta Italia, alle attività della Protezione civile e all’ambito militare alpino, educandoli non solo sullo svolgimento delle suddette, ma ai valori che è necessario avere per poterle vivere al massimo.
Proprio questi giovani, nella giornata di domenica, hanno aperto il corteo marciando numerosissimi e divisi in due squadre guidate dai loro comandanti. Un compito importante e difficile quanto onorevole che è stato svolto alla perfezione dai ragazzi.
L’esperienza ai campi scuola viene ricordata dai più come positiva. Le mille attività svolte grazie all’aiuto dei volontari della Protezione civile e naturalmente degli alpini sono state utili e ci hanno aperto gli occhi su un universo di cui non si parla spesso nella sua totalità. Scrivo ci perché io stessa ho partecipato a questa iniziativa nel campo di Tramonti.
Davanti a me, sulla mia scrivania ci sono gli attestati guadagnati lì a ricordarmi di tutto quello che ho appreso. Tuttavia il campo non è stato e non è mai stato solo lezioni e apprendimento di procedure e discipline. Sono le persone che si incontrano là, gli altri ragazzi con cui inevitabilmente si stringe amicizia a insegnare le lezioni più belle. Il senso di unità, di fratellanza, all’interno di una comunità che si crea attorno alla volontà comune di imparare e migliorarsi. La solidarietà che unisce sotto il motto “Il noi prima dell’io”.
Disciplina e ordine si aggregano ad allenamenti, marce, escursioni, la divisione dei compiti di pulizie degli ambienti comuni e della distribuzione dei pasti, l’organizzazione del proprio tempo libero (tra la pulizia dei propri indumenti o il mettere ordine nelle camerate), ma lo fanno in maniera tanto naturale da non risultare pesanti imposizioni dai superiori, semplicemente un moto ordinato, un “come tutto dev’essere” a tratti impercettibile.
La scrittura di questo articolo si è rivelata più complessa del previsto. È infatti impossibile scrivere in poche parole tutto quello che il campo scuola mi ha lasciato. Emozioni e sentimenti sono difficilmente esprimibili, ma si possono far intendere tra aggettivi e allegorie. I ricordi come le serate di chiacchiere, la soddisfazione di aver montato la tenda in cui dormire con l’aiuto di un’amica che fino a una settimana prima non avevi mai visto, le battute e le risate, queste sono impossibili da trasporre in parole.
In alcuni due settimane hanno cambiato la vita, in altri hanno consolidato e fortificato le opinioni, la volontà e le loro aspirazioni per il futuro. Certamente in ognuno è avvenuto un cambiamento in positivo.
Lo slogan dell’Adunata di quest’anno è: “Alpini la più bella famiglia”. Una frase che perfettamente racchiude i sé tutta l’esperienza alpina che abbiamo vissuto non solo ai campi, ma anche fuori, rimanendo in contatto, rincontrandoci, vivendo insieme questa Adunata.
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