«Io truffato, ecco come ho riavuto i miei soldi»
UDINE. Aveva sottoscritto un contratto di leasing per l’acquisto di un immobile adibito a ufficio nel 2001 ma, fatti due conti, si era insospettito per l’ammontare complessivo degli interessi versati e così si è rivolto a uno studio legale di Padova che nel giro di pochi giorni ha “scovato” il trucco e chiesto alla Hypo Bank la restituzione di 5.800 euro. Detto, fatto.
La banca ha fatto le verifiche del caso e accreditato gli interessi non dovuti al suo cliente, un friulano di 48 anni che come tanti altri aveva scelto la banca di Tavagnacco: «La proposta che mi avevano fatto all’epoca - spiega - era senz’altro la più conveniente così non ho avuto dubbi e mi sono rivolto alla Hypo Bank che mi ha concesso un leasing per l’aquisto di un immobile che valeva circa 320 milioni di vecchie lire. Il finanziamento aveva una durata di 12 anni e a novembre l’avrei chiuso ma per fortuna ho fatto fare questa verifica».
Quello dell’imprenditore non è però l’unico caso che lo studio legale di Padova si è trovato ad affrontare. «Nell’ultimo anno - spiega uno dei referenti - abbiamo avuto un vero e proprio boom di richieste di questo tipo, circa 800, tanto che stiamo pensando di aprire una società ad hoc specializzata proprio in consulenza finanziaria e mediazione creditizia. Ai nostri clienti non chiediamo alcun anticipo, ma in caso di successo tratteniamo una percentuale. Proprio in questi giorni stiamo valutando un leasing da 4 milioni di euro sempre con la Hypo Bank, ma non è l’unico istituto bancario che ha sbagliato i conti. E in molti casi abbiamo riscontrato errori anche nei conti correnti e nei mutui».
Sempre, ovviamente, a vantaggio degli istituti di credito. Tra i primi a denunciare questi “errori” anche il consulente finanziario Marco Calì che in un post del 16 febbraio 2010 nel suo blog www.umarcocali.com iniziò una “battaglia” finalizzata proprio a restituire ai consumatori le somme incamerate ingiustamente da alcuni istituti di credito.
Una battaglia non semplice. Soprattutto per chi il suo leasing dopato l’ha già chiuso. All’atto della chiusura infatti alcuni notai fanno sottoscrivere una clausola in cui si rinuncia alla possibilità di chiedere gli “arretrati”. Ma anche in quel caso, secondo gli esperti, ci potrebbero essere dei margini di manovra. «Bisogna valutare caso per caso», dicono.
Tra gli “errori” più frequenti riscontrati ci sono indicizzazioni non corrette per l’errata applicazione delle formule, il mancato rispetto del flor e dei tassi di interesse che prima del 2006 non era nemmeno obbligatorio indicare nei contratti di leasing.
Diversi i casi segnalati anche al Codacons: «A prescindere dai risvolti penali - spiega il referente provinciale, Nicola D’Andrea - ci siamo inbattuti in contratti di leasing con indicizzazioni estremamente dannose per i consumatori che non avevano alcuna certezza sui costi da sostenere e che si sono trovati addebiti spropositati, al limite dell’usura». Anche Federconsumatori ha istituito un servizio di consulenza finanziaria a dimostrazione del fatto che il problema è sempre più diffuso.
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