Ipotesi di omissione e falso, pena massima di due anni
UDINE. Primo: accertare chi non è stato vaccinato. Secondo: verificare se la mancata risposta sia effettivamente dovuta a un’assenza di vaccinazione e non ad altri fattori. Terzo: stabilire chi, nell’équipe, non ha materialmente eseguito la profilassi. Sono i primi tre punti che l’inchiesta avviata dalla Procura di Udine sul caso dei finti vaccini somministrati ad alcuni bambini nel Distretto sanitario di Codroipo intende chiarire.
Le indagini, che il pm Claudia Danelon ha delegato ai carabinieri del Nas, sono ufficialmente partite ieri. Il fascicolo è ancora a carico di ignoti e ipotizza al momento i reati di omissione d’atti d’ufficio, punito con la reclusione da sei mesi a due anni, e falsità in certificazioni, che prevede invece pene comprese fra i tre mesi e i due anni.
Diverse – ha fatto sapere il procuratore capo, Antonio De Nicolo – le persone che saranno iscritte sul registro degli indagati. Tutto personale sanitario, naturalmente, a cominciare da Emanuela Petrillo, la 31enne assistente sanitaria di Spresiano (Treviso) in servizio a Codroipo dal novembre 2009 al dicembre 2015 e già accusata dall’Ulss di Treviso di non effettuare le iniezioni nella Marca.
«È chiaro – ha spiegato De Nicolo – che si pone il problema di acquisire elementi utilizzabili processualmente e preservare le possibili prove evitando che scompaiano a seguito della nuova vaccinazione». Il che, va da sè, potrebbe comportare una nuova tornata di controlli sui bambini - sia quelli vaccinati dalla Petrillo, sia quelli seguiti da suoi colleghi -, questa volta su indicazione della Procura. Oltre che l’affidamento di una serie di incarichi a consulenti tecnici per le relative perizie.
L’attività investigativa, comunque, non dovrà interferire in alcun modo con quella sanitaria. «In questo momento – tiene a evidenziare il procuratore –, l’urgenza non è nostra, ma dell’équipe messa in campo dall’Aas n.3. L’inchiesta muoverà dalle acquisizioni documentali e non sarà facile e neppure breve, perchè le cose da accertare sono tante».
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