Irazoqui: «Feci il ruolo di Cristo per aiutare gli antifranchisti»

Parla il protagonista del pasoliniano “Vangelo secondo Matteo” Domani sarà a Casarsa e a Cinemazero

«Vidi Pier Paolo Pasolini nel ’70 a Parigi. Non immaginavo che sarebbe stata quella l’ultima occasione, adesso venire per la prima volta a Casarsa e pensare di visitare la sua casa e la sua tomba mi mette in una condizione di grande emozione e pure di grande dolore».

Enrique Irazoqui, il Cristo del Vangelo secondo Matteo, descrive così il tempo che scorre in attesa di arrivare a Casarsa, al Centro Studi Pasolini, dove sarà venerdì pomeriggio, alle 18, per la proiezione del docu-film pasoliniano Album di Valeria Patané, mentre la sera, alle 20.30, a Cinemazero di Pordenone, assisterà a quella del Vangelo.

Quasi cinquant’anni di distanza e la vita di Irazoqui appare ancora segnata da quell’esperienza... «Alloggiavo in un piccola pensione, a Roma – racconta –, ero venuto in Italia come rappresentante del Movimento Clandestino Antifranchista per cercare contatti. A Firenze avevo incontrato Giorgio La Pira e a Roma Pietro Nenni e molti altri. Nel mio ultimo giorno Giorgio Manacorda, il mio contatto in Italia, mi chiese se non avessi voluto incontrare un poeta italiano. Gli dissi di sì, e lui mi portò a casa di Pasolini».

Il regista pensò immediatamente d’aver trovato il suo Cristo, ma Irazoqui dice: «Io ero un diciannovenne assolutamente preso dal mio compito, non mi interessavano né i film né fare l’attore. Alla fine du solo l’insistenza di Manacorda che mi convinse, con i soldi del film avrei potuto aiutare la causa e così accettai».

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