Irene Cao: scrivo per farvi riscoprire il viaggio dei sensi

L’autrice pordenonese trionfa con “Io ti guardo”. Oggi esce “Io ti sento”. Sabato l’incontro a Udine

Irene Cao, 34 anni, pordenonese. Ha studiato Lettere classiche a Venezia dove ha conseguito pure un dottorato in Storia antica. Con il romanzo “Io ti guardo” inizia la trilogia erotica italiana. Che sarà presentata dall’autrice venerdí, alle 18, alla libreria Ubik di Udine. Oggi esce il secondo volume “Io ti sento”.

“Io ti guardo” è il suo primo romanzo?

Pubblicato, sí.

In che senso?

Nel senso che prima avevo scritto altre cose. In particolare, un romanzo d’esordio nel 2008, che ha subito varie “letture”. L’ho riscritto. L’ho fatto rivedere. La Rizzoli mi ha suggerito di lavorarci.

A quel punto?

L’ho rielaborato e siamo ormai al 2012. Diciamo che aveva convinto. E subito dopo è nata l’idea della Trilogia.

Quello del 2008 era un romanzo erotico?

Era una storia d’amore. Qualche capitolo aveva scene di sesso. Credo che la proposta della Trilogia sia nata da lí.

Un prodotto scritto a tavolino?

Assolutamente no.

Perché una trilogia erotica?

Quando sono partita con il primissimo tentativo mi sono detta... ma sí, proviamoci. Forse perché le scene di sesso mi venivano facili e bene.

Una trilogia erotica... C’è stato un calcolo di mercato o perlomeno c’era la consapevolezza che il successo sarebbe stato piú facile?

Mentre scrivevo non pensavo a un eventuale successo. Scrivevo perché i personaggi mi “chiedevano” di continuare lo sviluppo della storia. Insomma, non ho mai pensato di scrivere il libro pruriginoso dell’estate.

E non pensavi al successo, assicuri.

Lo ripeto: erano i personaggi stessi a incitarmi nello scrivere. Non mi facevano dormire di notte. E a un certo punto volevo dare uno sviluppo al tutto e, soprattutto, una fine.

E c’è una fine?

Tutti e tre i romanzi sono “finiti”. Ma trattandosi di una trilogia sono anche concatenati fra loro.

Cos’è l’erotismo?

Credo sia un percorso, un viaggio dei sensi. E in questo forse si differenza dalla pornografia.

L’erotismo è un percorso di conoscenza; la pornografia è pura ripetitività e meccanicità sessuale? Può andare...?

Sí e no. Senza scomodare l’etimologia della parola pornografia direi che il confine è sottile. Nell’erotismo, quello letterario, non è necessaria la descrizione vera e propria dell’atto sessuale e si può alzare l’attenzione o frenarla. E quindi, ripeto, ho scritto di percorso dei sensi.

E non è nemmeno mera celebrazione sessuale?

No! Ribadisco: è soprattutto percorso di conoscenza.

Quanto c’è di autobiografico nei tre romanzi?

Io non sono Elena...

E nemmeno Gaia...?

Nemmeno, anche se un po’ di me c’è in Gaia. È chiaro però che ogni romanzo prende spunti dalla vita reale.

Continuerai a scrivere romanzi erotici?

No, non mi voglio limitare.

Nel sesso ci sono dei limiti?

Certamente! Elena all’inizio ne ha infiniti. Sí, credo che i limiti siano anche necessari.

Vale a dire?

Che in genere il sesso viene fatto male, mentre sarebbero necessarie piú consapevolezza e maggiore ragione di quella buona. Penso a esempio al limite necessario per non far diventare dolore o addirittura violenza quello che può essere piacere.

Cosa suggerire a chi si appresta a leggere la trilogia?

Di prendere la lettura come un momento di evasione, un sorriso. Ma anche qualcosa in cui le lettrici possono immedesimarsi.

E i maschietti...?

Mi ha molto stupito il commento di un amico il quale mi ha riferito che ha capito di piú la psiche femminile.

Non pensi che ci sia un’overdose di erotismo nel mentre aumentano le frustrazioni sessuali?

Sí, anche io sono assolutamente d’accordo con questa chiave di lettura.

Un’ultima domanda suggeritami da un’amica. Ma cosa c’è ancora da scrivere su questi argomenti?

Bella domanda le ha posto... Piú che sul che cosa c’è da scrivere insisterei sul come scrivere. Forse in questo campo è stato detto tutto. Io ho cercato di raccontarlo nel modo che sentivo mio, senza modelli, ascoltandomi dentro.

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