Irpef e Tari, stangata a Udine da centinaia di euro. De Toni: «Abbiamo fatto come Robin Hood»
Gli aumenti all’addizionale stanno entrando adesso completamente in vigore e riguardano soprattutto il ceto medio. Il sindaco: «Il 35% dei cittadini non paga nulla»
Il fisco italiano, si sa, è tutto tranne che semplice. Si muove su acconti, conguagli, recuperi e storni. Tutto noto, senza dubbio, ma resta il fatto che molti cittadini udinesi nella busta paga di gennaio si sono ritrovati una sorpresa non da poco e cioè l’applicazione, tangibile e completa, delle nuove addizionali Irpef decise dalla giunta di Alberto Felice De Toni nel 2023 e confermate nelle pieghe dell’ultimo Bilancio di previsione. Una stangata da centinaia di euro l’anno, almeno per il ceto medio, e che si somma ai prossimi aumenti della Tari.
Aliquote e riscossione
Dopo 16 anni di addizionale comunale allo 0,2 – dall’ultimo anno e mezzo di Sergio Cecotti fino alla consiliatura di Pietro Fontanini passando per le due di Furio Honsell –, infatti, a fine 2023 il centrosinistra ha deciso di ritoccare, decisamente in alto, le aliquote.
Al di là dell’esenzione per i redditi imponibili fino a 15 mila euro, nel dettaglio, a Udine dal 2024 si applica un’aliquota dello 0,6 fino a 28 mila euro, dello 0,7 fino a 50 mila e dello 0,8 sopra questa cifra.
Nel primo anno di entrata in vigore, stando a quanto dichiarato dal Comune, questi tetti hanno prodotto un aumento di entrare compreso tra 7 milioni 500 mila euro e 8 milioni 500 mila.
Cifra, questa, destinata a crescere ancora di più in virtù dell’effetto diretto che avviene sulle busta paga a partire da gennaio di quest’anno. L’addizionale, per il 2025, è versata in undici mensilità con conguaglio effettuato a dicembre e la trattenuta addebitata dal mese di gennaio a quello di novembre.
Per quanto riguarda alcuni numeri concreti, ad esempio, la consigliera Antonella Eloisa Gatta ha portato l’esempio di una busta paga che, per quanto riguarda l’addizionale Irpef sull’anno precedente, è passata da 9,57 euro del gennaio 2024 ai 47,82 del gennaio 2025. Ancora, proseguendo, si può riportare il caso di un cittadino con reddito imponibile da 52 mila euro passato da 6,71 al mese a 29,77. In entrambi i casi, in sintesi, si tratta di un balzo in avanti compreso tra quattro e cinque volte tanto che si traduce, sui dodici mesi, in una stangata da oltre 200 euro.
Oltre a questo, tra l’altro, va tenuta in considerazione la Tari, i cui valori devono ancora essere definiti dal Consiglio comunale – al pari delle esenzioni –, con l’assemblea della partecipata che, tuttavia, ha già autorizzato una nuova crescita delle tariffe del 7,5% dopo il circa 7% del 2024. Numeri alla mano, in poche parole, se un cittadino pagava 100 euro nel 2023, quest’anno, se privo di altri benefici, dovrebbe attestarsi attorno ai 115 euro.
Motivazioni e altre città
Ma perchè gli aumenti più sostanziosi scattano soltanto adesso? «Probabilmente è in corso il recupero delle aliquote non applicate lo scorso anno – spiega l’assessore ai Tributi Gea Arcella –. I nostri valori, tra l’altro, seguono l’andamento degli scaglioni Irpef nazionali che lo scorso anno erano in via sperimentale e nel 2025 sono entrati a regime. Faccio notare, in ogni caso, che noi abbiamo optato per una serie di aliquote progressive, mentre in altre realtà, come a Trieste, si è scelto di applicare il valore massimo, cioè lo 0,8, indistintamente».
Ha ragione Arcella per quanto riguarda il capoluogo regionale dove la fascia di esenzione è fissata a un imponibile di 12 mila 500 euro, mentre è diversa la situazione negli altri due ex capoluoghi di provincia in cui, comunque, non è stata scelta la gradualità.
A Pordenone, in particolare, si applica lo 0,6 per tutti con esenzione per i redditi fino a 15 mila euro, mentre a Gorizia l’aliquota universale è dello 0,7 con, però, la non applicabilità della tassa alla fascia di imponibile più alta di tutti gli ex capoluoghi di provincia a fissata a 18 mila euro.
De toni: «come Robin hood»
Alberto Felice De Toni ha difeso la scelta di aumentare le addizionali lo scorso anno e non ha cambiato idea adesso. «Udine era l’unica città in cui l’addizionale era fissata allo 0,2 – sostiene – e quando siamo arrivati in Comune non eravamo in grado, con quelle cifre, di chiudere il bilancio di previsione. La nostra scelta è stata quella di vestire i panni di moderni Robin Hood, aumentando la fascia di non applicazione della tassazione fino ad abbracciare il 35% della popolazione residente. Non avessimo ritoccato le aliquote, avremmo dovuto ridurre l’attività del Comune come la manutenzione su scuole, strade e marciapiedi». Quanto alle tariffe della Tari, De Toni invita alla pazienza.
«Quelle le decide Net – conclude il sindaco –, ma l’assessore Arcella è al lavoro per capire quali margini di manovra abbiamo a disposizione e, quindi, come intervenire».
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