Italia qui “Julia”... FOTO
La Julia è in Afghanistan. La presenza, le attività, la vita quotidiana dei nostri militari sono raccontate con testi e foto prodotti direttamente dagli uomini della brigata alpina o della missione italiana, in questa rubrica («Italia, qui Julia...») che sarà aggiornata settimanalmente.
A scrivere stavolta è il tenente colonnello Antonio Esposito della brigata alpina ‘Julia’
Quando si pensa ai militari in missione, l’immagine che balza alla mente è quella dei soldati che escono in pattuglia, impegnati nel supportare le forze di sicurezza locali o nel proteggere la popolazione civile. Qui in Afghanistan, in particolare, un soldato deve vedersela ogni giorno con mille difficoltà, dagli insurgents che cercano di destabilizzare l’area ormai sotto il controllo delle forze di sicurezza del Paese, agli ordigni esplosivi improvvisati che a queste latitudini rappresentano il ‘nemico invisibile’.
I settori delle operazioni militari e del supporto alla popolazione sono quelli che, per la peculiare natura delle attività, hanno da sempre la più ampia visibilità. Ma, come un militare impara sin dai primissimi giorni di vita con le stellette, la condotta delle operazioni non sarebbe possibile se non vi fosse una componente fondamentale per lo svolgimento di ogni qualsivoglia attività: la logistica.
Qui in Afghanistan, così come in qualsiasi altro scenario internazionale ove i militari italiani sono impegnati, il supporto logistico nazionale è assicurato dal comando ITALFOR-GSA (gruppo supporto di aderenza), direttamente – come nel caso di Herat – o per il tramite di apposite unità di supporto logistico alle dirette dipendenze delle unità operative – come nel caso di Shindand, Farah e Bala Boluk.
Il comando ITALFOR è un ente interforze, al cui staff, composto da uomini e donne di Esercito, Aeronautica e Marina Militare e attualmente basato sul personale della brigata alpina ‘Julia’ e del comando ‘Truppe Alpine’, è affidato il difficile compito di supportare un contingente dislocato su cinque differenti basi, in un area di 160.000 chilometri quadrati.
Uomini e donne che, quotidianamente impegnati nella gestione dei servizi e nella risoluzione delle incombenze e delle problematiche di carattere prettamente nazionale - dal servizio postale alla gestione degli alloggi, dal servizio di lavanderia alla gestione e mantenimento delle infrastrutture, dall’organizzazione dei vettori aerei da e verso la Madrepatria alla riparazione degli autoveicoli, dal supporto sanitario al confezionamento dei pasti - permettono agli ‘operativi’ di poter svolgere il loro quotidiano lavoro nel migliore dei modi.
Ovviamente non manca neppure il silenzioso supporto nella gestione delle cosiddette attività di ‘benessere del personale’ quali la gestione della palestra, l’attività di controllo svolta sulle ditte civile fornitrici delle varie piccole attività commerciali presenti in ogni accampamento. Attività importanti, qui in teatro, per permettere momenti di relax e tranquillità al personale impegnato, sette giorni su sette, nella condotta delle attività operative in supporto all’esercito e alla polizia del Paese.
Esistono varie definizioni del termine ‘logistica’: la Society of Logistic Engineers la definisce come “l’arte e la scienza dell’organizzazione, della progettazione e dell’attività tecnica riguardante i requisiti, la definizione, la fornitura e le risorse necessarie a supportare obiettivi, piani e operazioni”. Volendo invece dare una definizione militare del termine, la più comune è “branca dell’arte militare che tratta le attività e le dottrine intese ad assicurare alle forze armate quanto necessario per vivere, muovere e combattere nelle migliori condizioni di efficienza”. Quale che sia la definizione, però, resta certo che, soprattutto in un teatro complesso quale quello afghano, il supporto logistico alle ‘truppe’ risulta quanto mai fondamentale. Anche se cucinare per circa 2900 militari, approvvigionare e distribuire 350.000 litri di gasolio ogni mese e potabilizzare 300.000 litri di acqua al giorno sono attività complesse che troppo spesso rischiano di passare nel dimenticatoio, infatti, chiunque indossi le stellette è perfettamente conscio che quello logistico è un supporto indispensabile per il successo della missione internazionale volta a riportare le condizioni di sicurezza nel Paese degli aquiloni.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto