Italia qui “Julia”... FOTO
La Julia è in Afghanistan. La presenza, le attività, la vita quotidiana dei nostri militari sono raccontate con testi e foto prodotti direttamente dagli uomini della brigata alpina o della missione italiana, in questa rubrica («Italia, qui Julia...») che sarà aggiornata settimanalmente.
A scrivere stavolta è capitano Karim Bensellam del 7° reggimento alpini.
«Faceva caldissimo, l’aria mi entrava nei polmoni e mi sono chiesta come facessero a tenere l’hijab con quelle temperature».
Così esordisce il 1° caporal maggiore Veronica Liardo, militare italiana effettiva alla Transition Support Unit – Center (TSU-C) di Shindand che, pochi giorni fa, ha avuto un piacevole incontro con una collega afghana: Zohre, poco più di vent’anni, iscritta all’Università di Giurisprudenza di Herat, attualmente arruolata come allievo sottufficiale dell’Afghan National Army (esercito afghano).
Durante l’operazione ‘Guest’, attività condotta dai militari italiani della TSU-C che aveva per obiettivo quello di scortare un’autorità giunta in visita nell’area di responsabilità del Regional Command West per verificare l’evoluzione del processo di transizione, il fuciliere della TSU-C ha avuto la possibilità di scambiare due chiacchiere con una soldatessa locale.
Zohre è effettiva al 207° corpo d’armata dell’esercito afghano di stanza a ‘Camp Zafar’, circa 20 chilometri a sud di Herat, ed è lì che da poco più di sei mesi si sta confrontando con un duro e selettivo processo di formazione professionale che, al termine, le permetterà di conseguire la qualifica di sergente dell’Ana.
“Ho avuto modo di parlare con lei e ho potuto capire che queste ragazze sono delle vere e proprie pioniere per la loro gente. Al giorno d’oggi, per una donna afghana decidere di arruolarsi è un vero atto di coraggio, in una società che presenta ancora molteplici rigidità nei confronti del sesso femminile. Nonostante tutto, per le donne che scelgono la vita militare, ogni giorno che passa rappresenta un passo avanti e sembra che abbiano voglia di emergere di emanciparsi e di costruire una nuova realtà. Zohre è conscia che la strada per la completa parità con i colleghi uomini è ancora lunga, ma a lei questo non interessa: la sua famiglia approva tutto quello che sta facendo ed è estremamente orgogliosa delle sue scelte. Arruolarsi per lei è stata una grande opportunità di crescita, le permette di viaggiare e di pagarsi gli studi universitari nonché di svolgere un’intensa attività di preparazione fisica”.
L’Afghanistan di oggi è anche questo: l’incontro con una soldatessa locale, qualche anno fa neanche lontanamente immaginabile, è uno dei segnali tangibili di cambiamento in questa delicata fase di transizione. L’Afghanistan del 2001 era un territorio frammentato, isolato e privo di prospettive di sviluppo e integrazione. L’Afghanistan di oggi è un Paese con istituzioni elette, con una Costituzione, con strutture e forze di sicurezza sempre più autonome e forti.
Un Paese in crescita che ha intrapreso un percorso verso l’autosufficienza e l’integrazione internazionale grazie all’opera dell’intero contingente Isaf.
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