Italia qui ‘Julia’... FOTO

Un po’ di ‘azzurro’ tra gli alpini: la componente aeronautica del Regional Command West

La Julia è in Afghanistan. La presenza, le attività, la vita quotidiana dei nostri militari sono raccontate con testi e foto prodotti direttamente dagli uomini della brigata alpina o della missione italiana, in questa rubrica («Italia, qui Julia...») che sarà aggiornata settimanalmente.

A scrivere stavolta è tenente Antonio D’Oria, ufficiale dell’Aeronautica Militare.

Sarà per l’aquila che svetta fiera sul copricapo di entrambi, o forse per la passione per le altitudini che li accomuna, ma alpini ed ‘aviatori’ sembrano lavorare decisamente bene insieme. Questa, almeno, l’impressione dettata dall’esperienza afghana, dove le ‘penne nere’ della Julia condividono, ormai da diversi mesi, la base ‘Camp Arena’ con una cospicua componente dell’Aeronautica Militare.

A Herat, infatti, la presenza ‘azzurra’ è una costante in quasi tutte le articolazioni, per un totale, tra ufficiali, sottufficiali e graduati di truppa, di oltre 450 uomini, seppur distribuiti in modo molto eterogeneo. Se è vero infatti che vi sono articolazioni interamente gestite dall’Aeronautica Militare o in cui, comunque, la componente aeronautica rappresenta una percentuale importante, è anche vero che, in molti uffici, la bustina blu rappresenta spesso una piccola ‘nota di colore’ tra il verde kaki delle norvegesi alpine. E così chi, come il sottoscritto, è quotidianamente circondato da colleghi alpini, ha presto dovuto imparare a sostituire nel proprio vocabolario il termine parico’ (abbreviazione di ‘paricorso’, con cui, confidenzialmente, nel mondo aeronautico, ci si rivolge appunto tra ufficiali dello stesso corso d’Accademia e, per estensione, tra colleghi con cui si è in rapporto di amicizia) con la più alpina espressione ‘vecchio’.

‘Vecjo’ quando a parlare è un friulano o un veneto.

Terminologia tipica a parte, dicevo, alpini e aeronautici lavorano davvero bene insieme, seppur, a onor del vero, con un approccio talvolta molto differente. Una diversa forma mentis legata al diverso addestramento, a diverse tradizioni e alla diversa struttura delle due forze armate in Patria e che, da ambo i lati, non manca di diventare occasione di reciproco scherno nei momenti più goliardici. Sana ‘rivalità’ tra Forze Armate. Da entrambe le parti, comunque, siamo tutti perfettamente consapevoli di poter fare pieno affidamento sulla professionalità dei colleghi con le stellette, al di là del loro colore, nelle tante circostanze che ci vedono lavorare fianco a fianco.

L’impegno dell’Aeronautica Militare in Afghanistan, infatti, come anticipato prima, contrariamente al credo comune, non si limita al solo impiego degli aerei. Certo, la Joint Air Task Force (JATF), importante elemento del ‘braccio aereo’ di ISAF e componente determinante del contingente italiano, impiega circa la metà del totale degli ‘aeronautici’ di Camp Arena, assicurando molteplici capacità professionali e operative tra loro complementari (dalla ricognizione alle operazioni di supporto alle forze di terra con i velivoli AMX e YEC-27J Jedi, dal trasporto tattico con i velivoli C-130J alle attività di sorveglianza e ricognizione con il ‘Predator’), ma non è certo la sola possibilità di impiego per gli uomini in azzurro.

Quasi ogni ufficio del Regional Command West, infatti, dalla gestione del personale a quella logistica, dall’intelligence alla pubblica informazione, ad esempio, può contare sul supporto - spesso in posizioni chiave - di uno o più elementi della forza armata ‘azzurra’. In alcune articolazioni, addirittura, la componente aeronautica è quella di maggioranza, come, ad esempio, nel Centro Amministrativo d'Intendenza Interforze, costituito per due terzi da uomini dell’AM e diretto da un ufficiale della stessa forza armata. Il centro, che garantisce il supporto amministrativo e provvede all’acquisizione di beni e servizi in favore del contingente italiano, assicura anche, dal punto di vista amministrativo, l'esecuzione dei lavori e la realizzazione dei progetti di cooperazione civile-militare (CIMIC) in favore della popolazione afghana, risultando così il vero e proprio ‘motore amministrativo’ del Regional Command West. O, ancora, come presso la Forward Support Base di ‘Camp Arena’, l’articolazione internazionale che gestisce il funzionamento dell’intera base, dove il personale ‘in azzurro’ ricopre circa un terzo delle posizioni. Qui, gli uomini dell’Aeronautica Militare, di concerto con i militari spagnoli, assicurano la fornitura dei servizi legati alla navigazione aerea (traffico aereo, logistica dell’aeroporto, antincendio, meteo etc.) e, assieme ai colleghi alpini del 5° reggimento, disimpegnano funzioni chiave quali la difesa delle installazioni e la security dell’intera base, garantendo anche una forza di intervento rapido in caso di allarme (quick reaction force).

Insomma, non c’è posto, a ‘Camp Arena’, in cui non si scorga almeno un po’ d’azzurro aeronautico tra il verde dei colleghi alpini. E, forse, proprio per il già citato diverso modo di approcciare alle problematiche, tale collaborazione finisce per dare sempre la soluzione migliore, indipendentemente dal fatto che avvenga all’interno dello stesso ufficio o mentre, a bordo di un velivolo a diverse migliaia di metri dal suolo, uomini in tuta da volo forniscono l’indispensabile cornice di sicurezza per i colleghi in ‘mimetica’ al suolo, impegnati nelle quotidiane missioni sul territorio a diretto supporto delle forze di sicurezza afghane o della popolazione locale. Oppure mentre ‘fucilieri dell’aria’ e uomini del 5° alpini si coprono vicendevolmente le spalle durante i servizi di Force Protection di controllo della base o ancora quando, in collegamento da un capo all’altro del telefono, militari con copricapo diversi lavorano in parallelo per provvedere nel modo più rapido ed efficiente possibile alle tante necessità logistiche di una base che conta oltre 2200 militari.

Chiudo quindi ribadendo convinto il concetto d’apertura e saluto i colleghi con la bustina e gli amici con la ‘penna nera’ - siano essi in Patria o in missione in qualche angolo di mondo - con il più tradizionale degli urli aeronautici: “Gheregheghez, ghez!”.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto