Italia qui ‘Julia’... FOTO

Dalle trincee della Grande Guerra alla Fob di Bala Boluk, l’ultimo avamposto italiano in Afghanistan

La Julia è in Afghanistan. La presenza, le attività, la vita quotidiana dei nostri militari sono raccontate con testi e foto prodotti direttamente dagli uomini della brigata alpina, in questa rubrica («Italia, qui Julia...») che sarà aggiornata settimanalmente. Questa volta è il capitano Tommaso Di Prima comandante della 6ª compagnia ‘La Bella’ 8° reggimento alpini Team a scrivere.

«Quando Dio ebbe creato il mondo, gli avanzarono pietre e polvere e creò l’Afghanistan».

Questo vecchio detto afghano sintetizza perfettamente l’ambiente che ci si trova davanti la prima volta che si arriva nel ‘Paese degli aquiloni’: un paesaggio fatto per lo più di sassi e polvere finissima, di colori caldi, di catene montuose maestose.

Un paese con mille contraddizioni, clima compreso: gli inverni rigidi (soprattutto nelle aree montuose) con temperature che scendono di molti gradi sotto lo zero, e le estati torride con il termometro che supera normalmente i 40 gradi centigradi.

È questo il contesto in cui gli alpini della ‘Julia’ operano quotidianamente da qualche mese, un ambiente ostico che si somma alle difficoltà giornaliere connesse con lo svolgimento delle operazioni sul terreno e con le criticità logistiche che a certe latitudini possono essere più pressanti che in Patria.

La Forward Operating Base ‘Tobruk’ di Bala Boluk, l’ultimo ‘avamposto’ italiano nel ‘Paese degli aquiloni’, è una base piccola che ospita quello che in gergo militare viene chiamato ‘complesso minore’ ovvero una compagnia rinforzata. Si tratta, in particolare, della ‘BRAVO Coy’ della Transition Support Unit – South su base 6ª compagnia ‘La Bella’ dell’8° reggimento alpini.

A dire la verità molto è cambiato rispetto al contesto e agli scenari di guerra lungo l’arco alpino in cui i nostri ‘vecji’ si trovarono di fronte durante la Prima Guerra Mondiale, trascorrendo le lunghe giornate nelle trincee per combattere contro l’esercito imperiale austriaco.

A Bala Boluk (località nel sud dell’area di responsabilità italiana, a 250 chilometri circa dal Herat) la vita dei militari italiani è scandita da molteplici attività operative che impegnano gran parte delle calde giornate dell’estate afghana.

Qui gli alpini della 6ª, giorno dopo giorno dal 15 marzo scorso, forniscono il supporto alle forze di sicurezza afghane per garantire la sicurezza del territorio con diverse attività operative e di supporto logistico.

Il territorio circostante è ostile: siamo in una delle aree più calde posto sotto la responsabilità della ‘Julia’.

La sicurezza del distretto di Bala Boluk lo scorso mese di febbraio è transitata sotto la responsabilità delle Afghan National Security Forces e gli insurgents cercano quotidianamente di dimostrarne l’inefficacia e l’inconsistenza, per recuperare agli occhi della popolazione locale una sorta di credibilità da tempo persa a causa del rafforzarsi progressivo delle istituzioni.

Ciò nonostante le attività proseguono incessantemente, soprattutto dopo l’apertura della cosiddetta fighting season, la stagione dei combattimenti: le giornate sono sempre più calde, siamo in piena stagione estiva e il lavoro da fare diventa, giorno dopo giorno, sempre più determinante per l’obiettivo finale: assicurarsi che le Afghan National Security Forces siano in grado di continuare la loro diuturna opera autonomamente, senza dover più ricorrere al nostro supporto.

I giovani alpini di un tempo combattevano, lungo le trincee, un nemico ben definito per proteggere le proprie valli e la propria nazione.

Oggi la situazione è totalmente diversa: non c’è un nemico chiaramente identificato, possiamo contare su materiali, mezzi ed equipaggiamenti tecnologicamente avanzati e la motivazione che spinge ogni soldato al quotidiano sacrificio va decisamente ben oltre la difesa dei confini nazionali.

Contesti molto diversi tra loro ma accomunati da un grande collante che unisce le due generazioni di alpini: la penna nera sul cappello, simbolo del nostro spirito di corpo, del sacrificio quotidiano per la Patria e per il prossimo, svolto con umiltà e senza mai chiedere nulla in cambio.

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