Italia qui “Julia”... FOTO

Le Afghan National Security Forces: il futuro per la sicurezza del Paese degli aquiloni

La Julia è in Afghanistan. La presenza, le attività, la vita quotidiana dei nostri militari sono raccontate con testi e foto prodotti direttamente dagli uomini della brigata alpina o della missione italiana, in questa rubrica («Italia, qui Julia...») che sarà aggiornata settimanalmente.

A scrivere stavolta è il capitano Paolo Crociani brigata alpina ‘Julia’.

Con gli articoli che hanno preceduto questa storia si è voluto illustrare quali fossero i compiti degli alpini della ‘Julia’ impegnati in Afghanistan che, dopo circa sei mesi di duro lavoro, si accingono in questi giorni a terminare la propria missione, la terza a queste latitudini.

Nei precedenti racconti si è anche parlato di chi, dopo quasi dieci anni di presenza internazionale, è oramai diventato ‘l’attore protagonista’ del proprio futuro: le forze di sicurezza afghane o, all’anglosassone, le Afghan National Security Forces (ANSF).

Dopo anni di addestramento, necessari a renderle efficienti, oggi le ANSF rappresentano la chiave del successo di una ‘campagna militare’ iniziata alla fine del 2001, all’indomani dell’ormai tristemente noto attentato alle ‘Torri Gemelle’. Di lì a poco, la comunità internazionale decise infatti di intervenire in Afghanistan per combattere il terrorismo internazionale che da quel Paese iniziava a proiettarsi sempre più minaccioso in occidente.

Questo diciannovesimo ‘pezzo’ è in loro omaggio. Uomini e donne che, consapevoli dei rischi quotidiani cui vanno incontro, hanno deciso di mettere la propria vita a disposizione del proprio Paese. Persone alle quali, fino a qualche anno fa, non era molto familiare i concetti di ‘Stato’ e ‘Patria’ e che oggi, invece, ne rappresentano le istituzioni.

Durante questi sei mesi ne abbiamo incontrati tanti, abbiamo lavorato a stretto contatto con loro, ci siamo confrontati con una cultura diversa dalla nostra imparando a rispettarne usi e costumi. Un’esperienza sicuramente ‘a forte impatto’, difficile da spiegare a chi non ha avuto modo di viverle.

Quelle che seguono sono le loro testimonianze, storie di alcuni militari e di un poliziotto afghano che spiegano cosa li abbia portati a scegliere la causa della legalità e della democrazia nel proprio Paese anziché quella, forse molto più semplice talvolta, delle forze dell’estremismo e del terrorismo.

“Ho scelto di arruolarmi in polizia per servire il mio Paese e proteggere il popolo afghano. Penso che l’Afghanistan debba investire nell’educazione delle giovani generazioni: solo in questo modo potremo avere una classe dirigente in grado di tutelare gli interessi del nostro Paese. A noi poliziotti il compito di assicurare le condizioni perché ciò possa accadere”, ci dice un giovane ufficiale impiegato presso il comando della Afghan National Police di Herat.

“Penso che il compito di ogni afghano sia quello di garantire la pace nel nostro Paese, ormai da troppi anni in guerra contro i nemici della libertà. Sono infatti poche le persone che ricordano un Afghanistan libero e pacificato. Nel mio piccolo spero di poter contribuire a far sì che ciò sia nuovamente possibile”, ci racconta un sottufficiale del 207° corpo d’armata dell’esercito afghano.

“La mia famiglia è orgogliosa della mia scelta di entrare a far parte dell’esercito perché sanno che il mio ruolo contribuirà a migliorare le loro vite. Ho deciso di combattere contro chi, senza nessun onore, uccide il proprio popolo e i propri figli”, afferma un altro sottufficiale dell’esercito. “Servendo l’esercito del mio Paese ho scoperto valori importanti quali l’integrità, l’onore, il servizio, il rispetto, il coraggio e la lealtà”.

L’ultima testimonianza, forse la più significativa per noi Italiani, quella che ci gratifica moralmente per il duro lavoro di questi 12 anni, è del vice comandante della Afghan Local Police di Bala Boluk, il tenente colonnello Ziawoddin, durante un punto di situazione sulla sicurezza dell’area: “il distretto di Bala Boluk è uno dei più caldi della provincia di Farah. Con la fine della stagione della raccolta dell’oppio sono arrivati qui molti talebani, ma noi saremo in grado di combatterli in maniera efficace. Gli estremisti, i nemici del nostro Paese, non sono così forti da poter riconquistare il potere. L’importante è che gli Afghani restino uniti: solo in questo modo riusciremo a garantire un futuro migliore per il nostro Paese. Se tutto ciò è possibile, se siamo ormai in grado di poter combattere autonomamente contro i nemici del nostro Paese è anche grazie a voi Italiani, è grazie ai vostri militari che hanno perso la vita per aiutarci ad assicurare pace e stabilità per la nostra gente, e questo noi non lo dimenticheremo”.

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