Italia, qui “Julia”

La storia di un successo mai raccontato del Regional Command West in Afghanistan

La Julia è in Afghanistan. La presenza, le attività, la vita quotidiana dei nostri militari sono raccontate con testi e foto prodotti direttamente dagli uomini della brigata alpina, in questa rubrica («Italia, qui Julia...») che sarà aggiornata settimanalmente.

Anche se l’articolo che segue non è strettamente legato alla ‘Julia’, si è scelto comunque di inserirlo in questo progetto, che racconta le ‘storie afghane’ della brigata alpina friulana, perché dal testo dello stesso emergono i meriti di tutti i militari italiani che si sono succeduti qui a Herat dal 2005 a oggi.

Il loro quotidiano sforzo, volto a incrementare e garantire sicurezza e stabilità nella regione ovest dell’Afghanistan, ha reso possibile il graduale miglioramento dell’economia del Paese.

In tale contesto si inserisce anche l’impegno degli uomini e delle donne della ‘Julia’, alla loro terza missione nel ‘Paese degli aquiloni’.

La ‘storia di successo mai raccontata prima’ che segue quindi, scritta da un consigliere civile statunitense del comando Isaf, Melissa L. Skorka (traduzione a cura dell’Ufficio Pubblica Informazione di RC-W), è anche merito loro.

Tra le tante storie di successo della regione ovest dell’Afghanistan, se ce n’è una da cui poter trarre insegnamento, questa è quella legata all’utilizzo dell’enorme riserva di risorse naturali del Paese. La scoperta e il graduale sfruttamento delle ricchezze minerarie dell’Afghanistan, che potrebbe persino superare i 3.000 miliardi di dollari (2300 miliardi di euro) di indotto totale, infatti, ha alimentato le speranze di vedere un giorno una economia forte e in grado di contenere l'insurrezione e garantire l’autosufficienza della regione.

In ultima analisi, infatti, l'economia di una nazione non può semplicemente basarsi sugli aiuti esterni, ma deve necessariamente essere edificata attraverso le attività imprenditoriali, così come è la creazione di nuovi posti di lavoro a rappresentare il metodo più realistico per elevare la qualità della vita della popolazione. Con l'aumento delle esportazioni nei più vasti mercati di Europa e Asia, quello del marmo, che già oggi rappresenta il settore più redditizio della regione, con guadagni già superiori ai 15 milioni di dollari l'anno, all’attuale ritmo di crescita, potrebbe generare quasi 700 milioni di dollari in esportazioni annuali entro il 2020. Sulla base di questo successo iniziale, pertanto, tale settore potrebbe avere effetti di vasta portata non solo sulla produzione economica ma anche, di riflesso, sulla sostenibilità politica della nazione nel contesto post-ISAF.

Gli spazi di crescita in Afghanistan, chiaramente, non mancano. Esperti minerari stimano che, nella sola provincia occidentale di Herat, miliardi di tonnellate di marmo bianco di prima classe non aspettano altro che di essere estratti. E questa preziosa risorsa naturale potrebbe presto trasformare quello che oggi rappresenta un vantaggio comparativo regionale in un vantaggio competitivo globale.

Le prospettive di crescita della regione, tuttavia, dipendono in larga misura dalla capacità del settore industriale di innovarsi e ammodernarsi. Allo stato attuale, infatti, l’industria mineraria afghana deve ritenersi ancora in uno stadio di sviluppo iniziale e soprattutto le nuove aziende devono scontrarsi con persistenti problemi di sviluppo tecnico legati al difficile processo di estrazione, che riducono le entrate di una percentuale compresa tra il 50 e il 75 per cento.

Il più grande produttore di marmo in Afghanistan, la Equality Capital Management (ECM) fondata nel 2006 dai fratelli Nasim e Adam Doost, attirando investimenti stranieri e utilizzando infrastrutture moderne e tecnologie avanzate, è riuscito a creare una cornice di successo per affrontare le inefficienze e le difficoltà imprenditoriali nella provincia di Herat. Seguendo l'esempio della ECM, altre piccole e medie imprese (PMI) gestite da afghani stanno già contribuendo alla modernizzazione del settore industriale.

Nel polo industriale di Herat, infatti, l’impianto di trasformazione di ECM ha perfezionato sia i processi di estrazione che quelli di produzione. Utilizzando macchinari di ultima generazione, la ECM ha elevato la qualità di estrazione dei blocchi di marmo allo standard internazionale, mentre, grazie a partenariati pubblico-privati, è riuscita a migliorare significativamente i processi di produzione e vendita, raggiungendo livelli di esportazione - e di guadagno - senza precedenti. Ma i fratelli Doost hanno in programma un ulteriore aumento della produzione a 15.000 tonnellate al mese, che si tradurrebbero in un guadagno annuale di 25 milioni di dollari l’anno entro il 2016.

Sin dall'arrivo della ECM, in effetti, il marmo bianco afghano è divenuto particolarmente ricercato e il suo valore di mercato è notevolmente aumentato, tanto da attrarre investitori stranieri provenienti da una vasta gamma di nazioni tra cui Italia, India, Cina, Russia, Indonesia e Canada. Considerato oggi un bene di lusso globale, infatti, il marmo bianco afghano è sempre più utilizzato in progetti internazionali, tra cui, ad esempio, la recente costruzione del cinese ‘Saint Regis Shenzhen’, ottavo edificio più alto del mondo e lussuosissimo hotel internazionale a cinque stelle.

In meno di cinque anni, la ECM si è imposta quale motore della piccola industria mineraria afghana e, grazie al supporto del Regional Command West di ISAF, è riuscita a riportare una relativa sicurezza e stabilità in una zona di guerra, riformando l’intero settore dello sfruttamento delle risorse naturali della regione. Poiché non tutte le aziende straniere sono ansiose di entrare nel mercato di una comprovata zona di conflitto, infatti, una delle fasi più critiche dello sviluppo dell’industria mineraria di Herat è stata proprio l’istituzione di una joint venture tra ISAF e la leadership industriale afghana che permettesse di condividere rischi e costi. Non da meno, l’accordo tra le PMI e il GIRoA (il governo afghano), che ha visto il Ministero dell'Interno e le forze di sicurezza del 207° corpo dell’esercito afghano particolarmente impegnati nell’incrementare la sicurezza della provincia al fine di ripristinare il flusso di marmo che, di concerto con la conseguente crescita economica, ha rappresentato un grosso freno per le attività criminali degli insurgents.

Altrettanto importante poi, l’impressionante effetto ricaduta ottenuto dal successo della ECM, tanto che il numero di PMI operanti nel settore del marmo è aumentato da quattro a più di quaranta e le cave di Chisht-e-Sharif oggetto di contratto con il governo sono passate da due a dodici, impiegando in totale oltre 5.000 persone. Quale naturale conseguenza di tale sviluppo, inoltre, molte delle PMI si sono costituite nella Herat Marble Union al fine di concentrare gli sforzi per capitalizzare le opportunità offerte e risolvere le sfide cruciali del settore. L'industria di Herat, pertanto, serve ora da modello per le PMI afghane delle altre regioni, e prova ne è il fatto che proprio la ECM e la Herat Marble Union hanno recentemente ospitato diversi capitani d’azienda afghani per una visita alle realtà industriali di maggior successo di Herat, dove ormai sono gli stessi afghani a giocare il ruolo di protagonisti in campo economico per la crescita e la stabilizzazione dell’intera regione.

Tuttavia permangono ancora alcuni ostacoli fondamentali allo sviluppo economico. A dire il vero, infatti, le soluzioni adottate non risultano essere sempre necessariamente le migliori per tutte le piccole e medie realtà imprenditoriali e per tutti i giovani imprenditori alla loro guida, ma senza dubbio il successo del progetto della ECM e del Regional Command West volto ad agevolare gli investimenti esteri e ad ottenere macchinari tecnologicamente avanzati, costituisce un concreto esempio di come gli afghani possano mirare a sempre più importanti traguardi.

Come leader della Herat Marble Union, l’ingegner Wahid ha affermato che le PMI locali hanno ancora un grande bisogno di un partenariato più forte con gli investitori stranieri, in particolare in un settore quale quello legato alla estrazione e produzione del marmo che necessita di notevoli capitali e approfondite competenze tecnologiche, non ancora facilmente disponibili in Afghanistan.

In conclusione, l'esperienza maturata nello sviluppo dell'industria mineraria di Herat, rappresenta un modello che ISAF e il GIRoA potrebbero applicare in diversi settori industriali emergenti nelle regioni strategiche e che, in definitiva, potrebbe contribuire a mettere in moto una vasta espansione dell'economia nazionale afghana nei decenni a venire.

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