Joe Bastianich: "In cantina cerco le mie origini"
Alzi la mano chi non lo conosce. Anche per i meno appassionati di programmi Tv, il volto di Joseph Bastianich, detto Joe, è sicuramente conosciuto. Grazie a MasterChef Italia, il programma che ha portato nelle case degli italiani la sfida all’alta cucina. Imprenditore di successo, Joe Bastianich è, nonostante la vita negli Usa, un amante dell’Italia e legato alla «terra delle mie origini». Bastianich, classe ’68, ha lasciato Wall Street per la ristorazione: da bond-trader presso la banca Merrill Lynch ai vigneti del Friuli. E non solo, ovviamente. «Ho viaggiato per un anno a bordo di un’auto scassatissima... Ho scoperto così il mondo straordinario del cibo e del vino in Italia e me ne sono innamorato». E da innamorato, ecco il consiglio per una cena romantica: occhio alla temperatura del vino.
Joe Bastianich e il mondo del vino: com’è nato questo rapporto e come si è evoluto negli anni?
«La nostra è una storia nata durante la mia infanzia. Ricordo benissimo quando Lidia, mia madre, trascinava me e mia sorella in giro per l’Italia alla ricerca di nuovi ristoranti, artigiani o produttori vinicoli per il suo ristorante Felidia. È così che ho conosciuto i più grandi vignaioli dell’epoca (e non solo) e fin da quel momento il vino è diventato una mia passione. Ovviamente ho iniziato a berlo molto tempo dopo ma il ricordo dei vigneti, del lavoro in cantina e di quando poi le bottiglie venivano aperte a casa o al ristorante mi è rimasto chiaramente impresso».
«Sono assolutamente un prodotto della passione e un’espressione molto intima di me stesso»: così scrive in “Restaurant man” riferendosi ai suoi vini.
Com’è nato il progetto di diventare un produttore e perché proprio a Gagliano di Cividale?
«Dopo una breve esperienza lavorativa nel mondo della Finanza, a Wall Street, sono partito – alla ricerca delle mie origini – alla volta dell’Italia. Ho viaggiato per più di un anno a bordo di un’auto scassatissima, da solo, lavorando dove potevo in campagna, nei vigneti o nelle cucine di quelli che già all’epoca erano i grandi dell’enogastronomia. Erano amici di famiglia e grazie a loro ho scoperto che mondo straordinario è quello del cibo e del vino in Italia e me ne sono innamorato. La mia famiglia ha comprato i primi vigneti nel 1997, quando è nato il primo dei miei figli, volevo creare per loro un luogo in Italia che potessero chiamare “casa”. Volevo creare per loro un realtà che resistesse nel tempo, attraverso varie vendemmie. E non potevo scegliere altro che il Friuli Venezia Giulia, una terra vocata ai grandi vini bianchi».
Quali sono state le maggiori soddisfazioni e quali invece le difficoltà più grandi che ha incontrato nella sua ormai consolidata esperienza come produttore di vini in Friuli?
«Una delle soddisfazioni più grandi che abbiamo avuto è stato riscontrare il successo che i nostri vini hanno sul pubblico, sia in Italia che negli Stati Uniti e poter così raccontare – tramite il vino – un territorio, una storia e parte della mia personalità. Se in Italia poi non ci fosse così tanta burocrazia non sarebbe male... devo ammettere che essendo abituato a lavorare negli Stati Uniti è una delle differenze a cui mi è più difficile abituarmi».
Che consiglio darebbe a un giovane che, oggi, volesse iniziare un suo percorso imprenditoriale nel mondo della produzione vinicola?
«Di essere armato di tanta passione e di puntare alla qualità, senza sconti».
C’è un episodio particolare legato alla sua esperienza nel mondo dei vini che vorrebbe condividere?
«Sicuramente è legato alla prima vendemmia, nel 1997, assaggiare, assemblare quello che per la prima volta avremmo potuto chiamare il nostro vino è stata un’emozione che non dimenticherò mai. Ci siamo seduti al tavolo di degustazione e assaggiando campioni di Chardonnay, Sauvignon e Picolit abbiamo assemblato per la prima volta il nostro Vespa Bianco. È ciò che ha dato il via a tutto».
Quali sono le caratteristiche più importanti, secondo lei, dei vini friulani?
«Credo siano vini unici che hanno una grande capacità di esprimere il territorio e le diversità climatiche delle diverse zone vocate».
Quali sono le carte vincenti che, secondo la sua esperienza, il Friuli del vino può giocare nella partita con i competitor di tutto il mondo?
«La loro longevità e la capacità di evoluzione quando hanno qualche anno sulle spalle».
Tornando all’oggi, le chiediamo una previsione sulla vendemmia in corso: com’è andata l’annata e come sarà il vino?
«Le previsioni per questa vendemmia sono decisamente buone, anche se siamo un po’ in ritardo rispetto al solito, ci aspettiamo una grande qualità delle uve».
Nei pasti di tutti i giorni, quali sono i vini spesso sulla tavola della famiglia Bastianich?
«Senza ombra di dubbio i Cru della nostra azienda: Vespa Bianco e Plus, il friulano in purezza con una percentuale di appassimento, su tutti ma anche le riserve rosse, quando possibile, Calabrone e Aragone. Ma non mi fermo qui... diciamo che la curiosità non mi manca».
Concludiamo con qualche consiglio per i “wine lovers”: quali sono gli abbinamenti più particolari, sconosciuti o strani (ma riusciti) tra vino e cibo che le è capitato di provare?
«L’unico consiglio che mi sento di darvi è che non ci sono miti, non ci sono più regole fisse, l’unica limitazione è data dalla propria fantasia e dal palato».
E un aneddoto o una sua esperienza sul... “cosa non fare”?
«Da evitare assolutamente servire a una cena, magari romantica, una bottiglia alla temperatura sbagliata! Non c’è niente che rovini di più l’atmosfera che rabbrividire per un vino troppo freddo o bere vino troppo caldo».
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