La Camera approva la cessione del Castello al Comune di Udine
L'Odg di Strizzolo (Pd) è stato accolto nel decreto Sviluppo presentato dal Governo e votato da Montecitorio. Ora i tempi saranno più brevi.
UDINE. La Camera dei deputati approva il trasferimento del castello al Comune di Udine. Ieri l’assemblea di Montecitorio ha dato il via libera all’ordine del giorno presentato dall’onorevole Ivano Strizzolo, e firmato anche da Carlo Monai (Idv) e Angelo Compagnon (Udc) che impegna il Governo «a procedere, anche con atti normativi, al trasferimento della proprietà del castello di Udine all’amministrazione comunale». Un ordine del giorno allegato da Strizzolo al decreto Sviluppo approvato da Montecitorio, con 308 voti favorevoli, 288 contrari e due astensioni, che prima ancora di approdare in aula era già stato accolto dal Governo.
Quello di ieri, insomma, è un voto decisivo che apre la strada al trasferimento del maniero al Comune. «Adesso il Governo, con un atto del ministero dell’Economia, oppure attraverso un decreto legislativo d’intesa con la Regione in sede di commissione Paritetica, può procedere al trasferimento del bene» spiega Strizzolo precisando di aver motivato il collegamento dell’ordine del giorno al decreto Sviluppo partendo dal fatto che «il trasferimento del castello è un atto importante per la crescita economica e culturale non solo di Udine, ma per tutto il Friuli». Il deputato è soddisfatto dell’obiettivo raggiunto anche perché da quando siede a Montecitorio ha sempre puntato alla restituzione del castello. «Il fatto che il Governo l’abbia accolto senza sollevare alcuna obiezione lascia ben sperare» sottolinea Strizzolo nel far notare che lo stesso esecutivo avrebbe potuto accogliere la proposta anche solo in parte.
Invece dopo anni di attesa e dopo il protocollo d’intesa tra Governo e Regione portato a casa dal sindaco Cecotti e mai attuato, quello della Camera è il primo passo concreto per restituire ai friulani la proprietà del castello. Al momento non è facile prevedere i tempi del trasferimento, ma se il ministro Tremonti (molto apprezzato dalla Lega) ritiene può avviare l’iter per il passaggio. Il primo a chiedere la proprietà è stato il Comune anche perché il Demanio, in passato, pretendeva un canone di affitto pari a 1 milione di euro l’anno. Poco importa se l’amministrazione di palazzo D’Aronco da sempre garantisce le manutenzioni ordinaria e straordinaria, per il Demanio il Comune avrebbe dovuto pagare l’affitto per l’utilizzo del bene. Il condizionale è d’obbligo perché nel 2007 l’allora sindaco Cecotti, dopo una lunga trattativa, ottenne una riduzione del canone del 90% (per l’affitto e le manutenzioni il Comune spende ora circa un milione di euro l’anno) e la stipula del protocollo d’intesa che impegna il Governo, attraverso la commissione Paritetica a trasferire al Comune la proprietà del bene demaniale sede dello storico Parlamento friulano.
Ma quell’intesa è rimasta lettera morta tant’è che il maniero non fu inserito neppure nell’elenco dei beni demaniali trasferibili agli enti locali. Ecco perché il sindaco portò il caso all’attenzione del capo dello Stato quando il presidente Giorgio Napolitano visitò la mostra del Tiepolo proprio in castello. E il Quirinale non mancò di interessare il ministero dei Beni culturali e il governatore del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, per verificare lo stato di attuazione del protocollo d’intesa del 2007. Successivamente, però, fu il senatore leghista Mario Pittoni, a far sottoscrivere al sindaco e al governatore la richiesta di trasferimento indirizzata all’allora ministro dei Beni culturali Bondi e al ministro Tremonti. Il resto è storia recente.
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