La cannabis light sbarca in Friuli, ecco le piantagioni

Un’azienda agricola di Manzinello avvia la coltivazione. Non è droga: il livello di Thc deve essere sotto lo 0,6%. Il mondo della cannabis light è ancora largamente inesplorato. La legge italiana è tra le più avanzate a livello europeo, forse mondiale. E questo ha portato, nell’ultimo anno, all’apertura di parecchi hemp-shop, negozi che propongono la canapa sativa con principio attivo di Thc particolarmente basso. Anche a Udine, in via Poscolle, ha aperto i battenti un punto vendita ad hoc.

Ecco la cannabis light made in Friuli

UDINE. Una delle prime piantagioni autorizzate di cannabis light del Friuli Venezia Giulia crescerà in un appezzamento di terreno alle porte di Manzinello, sul ciglio della via Principale. I semi sono già a dimora, nelle vaschette piene di torba che riposano al sole che filtra dalla cupola trasparente della serra. Alexis Gosso, che ha ereditato l’azienda agricola di famiglia, osserva con orgoglio il sacco dei semi di cannabis carmagnola, appena arrivato dal Piemonte. Su un piano rialzato svettano una quarantina di piante di canapa agroalimentare ornamentale.

«Crescono in condizioni climatiche ideali, qua da noi – spiega il giovane imprenditore –. Vanno trapiantate, però: possono arrivare fino ai sei metri». A settembre il primo raccolto, poi saranno vendute le infiorescenze seccate, «rigorosamente sigillate in un sacchetto che riporterà la dicitura “prodotto per uso tecnico”. Poi noi non rispondiamo di quello che uno fa a casa propria», spiega ancora Gosso.

Il mondo della cannabis light è ancora largamente inesplorato. La legge italiana è tra le più avanzate a livello europeo, forse mondiale. E questo ha portato, nell’ultimo anno, all’apertura di parecchi hemp-shop, negozi che propongono la canapa sativa con principio attivo di Thc particolarmente basso. Anche a Udine, in via Poscolle, ha aperto i battenti un punto vendita ad hoc.

La legislazione

La linea tra legale e illegale è sottilissima. La canapa di libera vendita deve avere un contenuto di Thc minimo, inferiore allo 0,6 per cento. «La legge ha fissato degli obblighi piuttosto stringenti per i produttori: i carabinieri effettuano controlli puntuali sulle piante, avviandole ai laboratori d’analisi. Nel caso in cui la percentuale del principio attivo sfondi la soglia, si deve necessariamente procedere alla distruzione delle piante», indica Gosso, che manda avanti la sua Flororticola assieme alla mamma e alla fidanzata.

La parola d’ordine è tracciabilità: dai semi alla pianta ornamentale, fino alle infiorescenze che saranno vendute a partire dall’autunno, tutto deve avere un’etichetta che certifichi la provenienza del prodotto. In particolare, il coltivatore ha l’obbligo di conservare i cartellini della semente acquistata per almeno un anno, così come è tenuto ad archiviare le fatture che comprovano l’acquisto dei semi. «I nostri arrivano da un fornitore di Treviso: sono sementi di cannabis sativa di varietà carmagnola», indica ancora l’imprenditore agricolo.

Tessuti, birre e formaggi

L’associazione di idee è naturale: cannabis chiama marijuana, significa inevitabilmente spinello. E in effetti anche negli hemp-shop è fin troppo facile trovare infiorescenze da sbriciolare e fumare. Hanno un principio attivo basso, quindi non si tratta tecnicamente di droga.

La canapa sativa contiene cannabidiolo (Cbd), sostanza non psicoattiva (a differenza del Thc), che ha proprietà antinfiammatorie e sperimentate già con interessanti risultati nelle terapie per epilessia, schizofrenia, Alzheimer. Le foglie della carmagnola possono essere utilizzate per decotti e infusi, «ma anche per produrre olio, gasolio, per medicinali», indica ancora il coltivatore manzanese.

Anche la legge (è la 242 del 2 dicembre 2016) elenca i prodotti che è possibile ottenere dalla lavorazione della cannabis sativa L., ribattezzata anche “canapa utile”: si va dagli alimenti ai cosmetici, passando per fibra, cippato, elementi per la bioedilizia e la fitodepurazione.

«Abbiamo iniziato l’iter per avviare la coltivazione della canapa alla fine dell’anno scorso – spiega ancora Gosso – e in pochi mesi siamo stati contattati da birrifici e da un casaro, interessati a produrre birra e formaggi a base di cannabis».

La canapa ornamentale

Nei giorni scorsi nella piccola serra di Manzinello hanno fatto capolino una cinquantina di piante di canapa: alte un metro, sono vendute a scopo ornamentale. «In ogni vaso ci sono tre piante, che una volta acquistate vanno interrate o messe a dimora in un contenitore più grande: resistono bene al nostro clima, non necessitano neppure di cure eccessive», spiega ancora Alexis, accarezzando tra pollice e indice le foglie di una piantina, rigorosamente dotata del talloncino che la rende tracciabile.

Nell’ultima settimana la canapa agroalimentare da ornamento ha fatto il suo debutto anche ai mercati di Cividale e Trieste, frequentati ogni settimana con la sua bancarella dal giovane agricoltore di Manzinello. Che è approdato alla canapa, pur senza tradire il “core business” della piccola azienda di famiglia, attiva nella produzione di ortaggi e piante da fiore. Senza tralasciare la passione di Alexis, che fin dal suo avvento alla guida della Flororticola si è specializzato nella coltivazione delle varie specie di peperoncino.

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