La cardiochirurgia di Udine celebra i primi 50 anni di impegno e traguardi
Ripercorsa la storia del dipartimento attraverso racconti e immagini d’epoca. Il reparto è crescito fino a passare dai 67 interventi del 1974 ai 373 del 2024
È una festa a cui partecipa pure chi non c’è più: quindici secondi di silenzio, per ricordare i pionieri della cardiochirurgia del Santa Maria della Misericordia.
Le quinte del convegno, organizzato al Là di Moret per celebrare il cinquantesimo compleanno di un’eccellenza della medicina nordestina, si aprono con un momento di commozione che esplode in un grande applauso.
Prendono la parola Igor Vendramin, attuale direttore del dipartimento di cardiochirurgia dell’ospedale, e Ugolino Livi, il suo predecessore e uno dei maestri che lo hanno guidato.
Lorenzo Porreca, ex perfusionista, tra i pionieri degli interventi a cuore aperto all’ospedale di Udine, ritorna a quei momenti attraverso un amarcord di immagini d’epoca di grande impatto.
Il passato
«Gli ultimi 25 anni di carriera – dal 1999 al 2022 – alla direzione di un dipartimento che ha cambiato nome molte volte sono stati fondamentali per crescere tutti insieme, medici, operatori e pazienti» dichiara Ugolino Livi, che due anni fa ha passato il testimone a Vendramin.
«Abbiamo affrontato molte sfide di adeguamento professionale e tecnologico, trasformando la cardiochirurgia udinese in una scuola d’eccellenza».
Passaggio per cui, ricorda Livi, è stato fondamentale il supporto delle istituzioni e della politica, che ha permesso di passare dai 67 interventi del 1974 ai 373 del 2024.
«Da soli non si va da nessuna parte, e qui c’è sempre stato un humus di operatività e dedizione tanto fertile da agevolare il susseguirsi di squadre vincenti».
Il presente
Il senso di appartenenza è il motore che anche ieri sera ha spinto medici, chirurghi, infermieri, operatori (in carica e in pensione), studenti e specializzandi, ad affollare la sala del centro congressi.
«La forza del gruppo ci ha sollevato in alto» chiosa Igor Vendramin, ricordando il senso della festa: «Celebrare tutti coloro che hanno lavorato in questi cinquant’anni per dare un contributo solido sia in termini numerici sia in termini di qualità».
La medicina e la chirurgia sono cambiate molto, il progresso scientifico sta facendo passi da gigante: «Il mutamento più impattante – riprende Livi – consiste nella mentalità del chirurgo, che ha affinato le tecniche per limitare i danni sui pazienti e trattare precocemente le patologie».
Una cura che sempre di più punta ad un approccio umanizzante, come suggerisce Massimo Robiony, direttore del dipartimento testa–collo–neuroscienze, durante il suo intervento.
Le istituzioni
Al cinquantesimo compleanno della cardiochirurgia udinese, non manca il saluto commosso dell’assessore alla sanità Riccardo riccardi, che, oltre ad appellarsi a quello spirito di squadra filo rosso di tutti gli interventi, ha ricordato «l’importanza di uno scambio continuo e intergenerazionale tra le strutture operative complesse e l’università».
Presenti al convegno anche il rettore Pinton e il direttore generale dell’azienda sanitaria del Friuli centrale Caporale.
La cardiologia
Nel circolo virtuoso della cardiochirurgia udinese, un ruolo di primo piano è quello svolto dai cardiologi: dal 2021, Massimo Imazio è il loro primario.
Torinese d’origine, friulano d’adozione, è fiero della sua squadra: «Lavoriamo tutti i giorni in sinergia con i cardiochirurghi, e questa collaborazione quotidiana ci ha permesso di cementare i rapporti professionali di un gruppo plurispecialistico il cui equilibrio può davvero fare la differenza per i pazienti».
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