La Cardiochirurgia di Udine è ai vertici italiani

La media è di 620 interventi l’anno e il tasso di sopravvivenza è tre volte più alto di quello nazionale
20000525-PALERMO-CRO- VICENDA GEMELLE: LA SALA OPERATORIA. Ultimi preparativi nella sala operatoria di cardiologia di Palermo dove nei prossimi giorni Marta verra' separata da Milagros, sacrificata per salvare la sorellina in un intervento ad altissimo rischio. Franco Lannino/ANSA/CD
20000525-PALERMO-CRO- VICENDA GEMELLE: LA SALA OPERATORIA. Ultimi preparativi nella sala operatoria di cardiologia di Palermo dove nei prossimi giorni Marta verra' separata da Milagros, sacrificata per salvare la sorellina in un intervento ad altissimo rischio. Franco Lannino/ANSA/CD

UDINE. Le sue percentuali di sopravvivenza dopo un intervento di bypass sono fra le più alte a livello nazionale, tanto che il tasso di mortalità dopo l’intervento è dello 0,77%, ovvero meno di un terzo della media nazionale.

La Cardiochirurgia di Udine è diventata uno dei fiori all’occhiello dell’Azienda ospedaliero universitaria di Udine,e può essere considerato un hub che copre quasi l’80% delle esigenze a livello regionale.

A succedere ai due pionieri della cardiochirurgia italiana, Angelo Meriggi prima e Cesare Puricelli poi, è stato il professor Ugolino Livi dirigente a Udine ormai da diversi anni.

Una media di 620 interventi chirurgici l’anno, nell’ultimo decennio, suddivisi in chirurgia coronarica isolata (220/anno), in chirurgia coronarica associata a chirurgia valvolare o altro (100/anno), in chirurgia valvolare semplice o complessa (200/anno), in chirurgia dell’aorta (70/anno) e in chirurgia dello scompenso cardiaco avanzato (trapianto o Ecmo/Vad 35/anno).

Ecmo e Vad sono innovativi e costosi dispositivi che consentono la sopravvivenza a pazienti con grave scompenso cardiaco in fase terminale o iperacuta destinata a pazienti che spesso non hanno altra alternativa se non il trapianto, in attesa della disponibilità di un donatore.

Solo negli ultimi sei mesi sono state trattate in emergenza 15 sindromi aortiche acute (dissezioni aortiche tipo A), per lo più provenienti dall’Area vasta Pordenonese che rappresentano il 15% della casistica trattata

I pazienti ricoverati in regime ordinario nel corso del 2013 sono stati 750, di cui circa 620 operati (età media 67 anni, provenienti dall’Area vasta udinese per il 64% dei casi, da extra-area per il 19% e ben il 17% extra-regionale). Un terzo di questi pazienti è stato ricoverato con criterio d’urgenza, e circa il 5% in emergenza con procedura chirurgica immediata salvavita.

L’attività in regime di day-hospital ha riguardato circa 120 ricoveri, prevalentemente dovuta ad accessi per controlli strumentali e invasivi di pazienti sottoposti a trapianto: i pazienti in follow-up post-trapianto, gestiti anche in regime ambulatoriale, sono circa 300.

Va detto infatti che a Udine dal 1985 a oggi sono stati eseguiti oltre 520 trapianti cardiaci, con una media negli ultimi 15 anni di circa 25 trapianti l’anno, numeri che pongono Udine ai vertici nazionali.

L’Agenzia nazionale per la sanità valuta periodicamente gli esiti delle attività sanitarie, e quindi anche di quella cardiochirurgica, utilizzando alcuni indicatori di qualità come la mortalità a 30 giorni dell’intervento. I dati relativi agli anni 2011–2012, confermano la Cardiochirurgia di Udine tra le migliori d’Italia con un dato relativo alla mortalità dopo intervento di bypass pari a 0,77% a confronto di un tasso medio nazionale che si attesta sul 2,5%.

Il dato sul tasso di mortalità a 30 giorni per la chirurgia valvolare isolata a Udine è del 2,3%, anche qui al di sotto del dato nazionale che è del 3,05%.

Per quanto riguarda i trapianti di cuore, l’attività è annualmente valutata dal Centro nazionale trapianti e resa pubblica sul sito del Centro stesso da oltre 10 anni. Gli ultimi dati disponibili relativi agli anni 2000-12 pongono Udine ai vertici nazionali sia per la sopravvivenza dei pazienti a 1 e 5 anni (90,8 e 79,6 %, rispettivamente), sia per la complessità della casistica.

 L’Azienda ospedaliero universitaria di Udine aderisce anche ad un network internazionale che valuta gli esiti di alcuni interventi in diverse discipline: anche i dati di attività analizzati da questa agenzia internazionale, che mette a confronto le “performances” di circa 30 ospedali americani, europei ed australiani tra i migliori al mondo, confermano i risultati della Cardiochirurgia di Udine che negli anni 2011-12 ha evidenziato che il rischio di morte a 30 giorni per le 4 procedure chirurgiche considerate (bypass aorto-coronarico isolato, bypass aorto-coronarico associato ad altro, plastica valvolare mitralica e trapianto cardiaco) è quasi la metà della media di tutti gli ospedali esaminati (mortalità del 1,4 %, rispetto alla media generale pari al 2,3%). Risultati dovuti anche alla bassa incidenza di ricoveri ripetuti e di complicanze postoperatorie: anche le infezioni sono contenute entro una percentuale di circa il 3-4%.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:sanità

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto