La Casa di don De Roja si rinnova farà parte del centro della carità

Il presidente dell’Immacolata Molinari: porte aperte al Club alcolisti, gli spazi ci sono Il nuovo Cda riqualifica la struttura: la comunità per adulti è in passivo da cinque anni
Udine 18 giugno 2019 casa immacolata Agenzia Petrussi foto Massimo Turco
Udine 18 giugno 2019 casa immacolata Agenzia Petrussi foto Massimo Turco



Nella Casa dell’Immacolata lo spazio per il Club alcolisti c’è. È stato ricavato all’esterno della comunità per adulti dove aveva sede prima del suo trasferimento nella parrocchia di San Domenico. Lì non poteva più stare perché la convivenza con la comunità che non accoglie solo ex alcolisti, rischiava di rivelarsi poco opportuna. «Lo scorso ottobre ho messo a disposizione le stanze per il club», assicura il presidente, Paolo Molinari, illustrando la sistemazione della Casa creata da don Emilio de Roja per aiutare gli ultimi. La Fondazione lavora «per creare una rete con le altre realtà ecclesiastiche che lavorano per la carità».

Il compito affidato dall’arcivescovo, Andrea Bruno Mazzocato, al vertice della Fondazione punta, come spiega anche il direttore della Caritas, don Luigi Gloazzo, alla promozione di «di orientamenti comuni» all’interno delle varie realtà impegnate nella carità. Il progetto parte dal complesso di via Chisimaio. L’obiettivo «è creare una filiera meno dispendiosa coerente con il pensiero della Chiesa». Don Gloazzo sa bene che il percorso non sarà né breve né facile, ma assicura: «Non ha secondo fini».

La Casa di via Chisimaio offre risposte ai i minori non accompagnati e alle persone in difficoltà. Il complesso mette a disposizione della comunità gli impianti sportivi, il centro polifunzionale, capannoni vuoti, 30 operatori e pure il Banco dei libri. Si tratta di mettere in rete i servizi rispettando le norme di sicurezza e i modelli della formazione.

Il nostro viaggio inizia dal campo di cricket adiacente al campo da calcio per accogliere i minori afgani e pachistani. «Vede quel capannone? Era il deposito della cooperativa “Nascente” i vigili del fuoco ci hanno imposto di liberarlo per ragioni di sicurezza», spiega il presidente confermando di aver revocato il contratto di comodato d’uso alla cooperativa che nella Casa mantiene gli uffici. Il Cda sta valutando se riqualificare la struttura in una sorta di centro sportivo coperto per il calcio a 5. Poco più avanti c’è il Centro polifunzionale costruito da don de Roja e dai suoi ragazzi. «La Fondazione – spiega Molinari – non svolge attività commerciale, agli esterni chiede la copertura delle spese». Attraverso le convenzioni stipulate con i Comuni di Udine e Trieste, la Casa dell’immacolata accoglie 60 stranieri. Qui vengono formati e, in alcuni casi, seguiti anche dopo il compimento della maggiore età quando i ragazzi, per restare nel nostro Paese, devono trovarsi casa e lavoro. Trenta gli operatori assunti: «L’educatore è un mestiere difficile, non esiste un percorso, la formazione va fatta sul campo». Molinari lo sottolinea per dire che la riforma del terzo settore prevede l’accoglienza dei minori in gruppi da 16. «Qui ci sarebbero tre blocchi da 16, dobbiamo formare gli operatori a stare nel nucleo per l’accoglienza dei minori», continua il presidente ricordando che «basta un ragazzo difficile per creare problemi alla comunità». Molinari cita il caso del “gatto del porto” fuggito da Tunisi (così vengono chiamati i ragazzini senza casa e famiglia) che a Capodanno ha svuotato 16 estintori.

Il bilancio della Fondazione quadra grazie ai contributi regionali per la formazione, le convenzioni con i comuni per i minori e per gli adulti. «Mentre per l’accoglienza dei minori si riescono a coprire i costi, nella comunità per adulti dobbiamo mettere mano. Negli ultimi 5 anni ha sempre registrato un passivo del 30 per cento», fa notare il presidente allargando le braccia: «Dovrebbe autofinanziarsi. Ho trovato permanenze anche di 13 anni. Questo non è accettabile». E poi c’è il problema dei troppi direttori: tre per 30 operatori. Non a caso il Cda punta sui coordinatori. In questo contesto si sono alimentate le incomprensioni con il club degli alcolisti quelle che il sindaco, Pietro Fontanini, vorrebbe spegnere chiedendo alla Casa dell’Immacolata di concedere «in comodato d’uso alla cooperativa Nascente gli spazi affinché le attività del Club degli alcolisti». La proposta, fa notare il presidente, non è percorribile perché «la cooperativa di tipo B non può gestire una comunità». —

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto