La casa di riposo trasformata in Rsa per alloggiare i pazienti positivi

UDINE. La nuova casa di riposo realizzata nell’ex sede dell’Insiel, in via Umago, a Udine, diventa una Residenza sanitaria assistenziale (Rsa) Covid. La struttura avrebbe dovuto aprire la prossima settimana, ma di fronte all’emergenza sanitaria, la Zaffiro nord srl ha deciso di metterla a disposizione dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc), che ha già attivato i primi 28 posti letto con la possibilità di aggiungerne altri 30. «In questo modo – spiega il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi – riusciamo ad alleggerire i ricoveri negli ospedali. Ci servono posti letto di media e bassa intensità». Le Aziende sanitarie, infatti, continuano a cercare spazi da adibire a Rsa Covid e alberghi sanitari per persone positive in isolamento. Cercano anche personale tant’è che il direttore generale dell’Asufc, Massimo Braganti, ricorda ai medici in pensione che se lo desiderano possono inviare la domanda all’Arcs (il bando è aperto) e «immediatamente perfezioneremo il contratto di collaborazione coordinata e continuativa».
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Quella della Zaffiro è l’unica manifestazione d’interesse ricevuta dall’Asufc. Fino al 31 gennaio 2021 (la scadenza può essere prorogata), la struttura garantirà all’Asfuc 60 posti letto per pazienti positivi al Sars-Cov2 che non possono essere curati a domicilio. I primi 28 posti sono pronti, gli altri 30 saranno allestiti in futuro tenendo conto dell’andamento del contagio. L’assistenza medica sarà garantita dall’Asuf e, al momento, pure quella infermieristica nell’attesa che la Zaffiro trovi il personale sanitario. L’Azienda riconosce 134 euro al giorno per ospite e rimborsa i costi per fronteggiare l’emergenza Covid. Oltre alla ricerca di spazi adeguati per allestire le Rsa Covid, l’Asufc a brevissimo pubblicherà l’avviso per raccogliere le manifestazioni d’interesse dei privati interessati a mettere a disposizione alberghi sanitari per positivi in isolamento. Da lunedì saranno disponibili anche i 40 posti letto della Rsa riabilitativa post Covid dell’ospedale di Gemona riservati ai pazienti usciti dalla fase critica dell’infezione.
La casa di riposo di via Umago avrebbe dovuto aprire la prossima settimana, ma – sottolinea il direttore generale della Zaffiro nord, Samuel Della Pietra – è stata individuata dall’Azienda sanitaria per supportare la carenza di posti letto e per la qualità dei servizi offerti». La Rsa Covid è stata allestita in tempi di record. «In assenza di ospiti, non ci sarà alcuna commistione tra i degenti e gli anziani, la struttura sarà totalmente e unicamente destinata all’emergenza sanitaria. Non ci sarà quindi alcun ospite Covid negativo». Della Pietra si sofferma su questo fatto per chiarire che si tratta di una Rsa completamente autonoma dalle case di riposo Zaffiro. Qui saranno accolti solo pazienti inviati dall’Asufc senza pagare la retta. Le camere doppie e singole sono distribuite al secondo e al terzo piano. La cucina viene gestita da personale interno come i servizi di lavanderia e sanificazione. «Un ringraziamento a nome delle istituzioni e del Gruppo – conclude il direttore – va a tutto il personale che con impegno affronta questa battaglia ogni giorno».
Anche a Pordenone si cercano strutture da trasformare in Rsa Covid. A Sacile non c’è più un letto libero e l’Azienda sanitaria Friuli Occidentale (AsFo) auspica che qualche privato si faccia avanti. La stessa azienda sta vagliando tutte le ipotesi anche per gli alberghi sanitari. L’idea di realizzare nella struttura dei Comboniani spazi adeguati per ospitare persone positive al virus in quarantena sarebbe stata scartata. In queste ore si ragiona su ipotesi meno costose come l’utilizzo di un albergo già arredato e con personale proprio. Ecco perché si pensa alla pubblicazione di un avviso per raccogliere le manifestazioni d’interesse dei privati. A quel punto la struttura dei Comboniani potrebbe essere affidata alla Protezione civile per trasformarla in un centro di quarantena per negativi.
«Stiamo cercando di creare queste strutture per aumentare i posti letto» ribadisce Riccardi nel riconoscere che «se non avessimo fatto le riconversioni negli ospedali di Gemona e Cividale ora avremmo i pazienti in strada». Rispetto alla prima fase della pandemia – sono sempre le parole di Riccardi –, la domanda di posti letto di media e bassa intensità è molto più elevata».
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