La casa in Friuli, la caccia e quel blitz a Udine: ecco chi è Gianni Zonin, l'ex padre-padrone di BpVi

Aggiornamento del 19 marzo 2021: l'ex presidente della Bpvi, Gianni Zonin, è stato condannato a sei anni e sei mesi
UDINE. Il volto, fresco di rasatura, più disteso rispetto alla sua ultima uscita pubblica, il 12 dicembre 2017, quando a Roma fu “interrogato” dalla Commissione bicamerale d’inchiesta presieduta da Pierferdinando Casini.
Vestito verde scuro, cravatta in tinta, camicia bianca. E il cappottino, sempre sui toni del verde, raccolto in grembo. Gianni Zonin, il banchiere padre-padrone di Banca Popolare di Vicenza per quasi 20 anni, si è presentato in udienza, martedì 21 maggio 2020, al processo in cui è imputato per il crac dell’istituto, nell’aula bunker del Tribunale di Mestre.
A 81 anni suonati non ha perso il gusto per il coup de theatre, perchè nessuno si aspettava di vederlo lì, nemmeno il presidente del Tribunale.
Si è seduto in prima fila, tra il suo avvocato storico Enrico Ambrosetti e l’ex amministratore della banca nonchè ex presidente degli industriali di Vicenza Giuseppe Zigliotto. Qualche sorriso in favore di telecamera e un’intervista ai microfoni della giornalista Rai, dove in pratica si è autoassolto.
E ha tolto dagli impicci pure tutto il vecchio consiglio di amministrazione. «Il processo aiuterà a far emergere la verità», ha affermato con la ritrovata baldanza dei tempi belli, mentre in aula sfilavano i testimoni. Zonin, prima di congedarsi e lasciare Mestre, ha promesso che tornerà ancora ad assistere alle udienze. E non è escluso, naturalmente, che prima o poi chieda di prendere la parola, per raccontare la sua verità.
IL CRAC DELLA BANCA POPOLARE DI VICENZA
Quindi è risalito in auto, direzione Terzo di Aquileia, dove l’ex banchiere risiede con la moglie, nella villa blindata che si trova all’interno di Ca’ Vescovo. Nel paesino della Bassa sembra che sia iper protetto, molti residenti infatti sono suoi dipendenti, che lavorano nelle aziende vinicole, sia a Ca’ Vescovo che nella vicina Ca’ Bolani.
PER APPROFONDIRE
Talvolta la domenica va a messa in compagnia della consorte, quando è la stagione imbraccia il fucile e con qualche amico fidato di vecchia data (alcuni vengono di proposito da Roma) va a caccia nella riserva lì accanto.
I bene informati dicono che qualche settimana fa Gianni Zonin si sia fatto vedere anche a Udine, nella chiesa di San Quirino, dove ha partecipato al funerale della figlia di un amico.
Una ex socia di BpVi (sono 12.500 solo in Friuli Venezia Giulia i risparmiatori che hanno perso ingenti capitali con le azioni dell’istituto) lo ha riconosciuto, mentre usciva dal luogo di culto, ma non ha fatto in tempo a immortalare la scena con lo smartphone, visto che l’ex banchiere si è subito rifugiato in macchina.
Un legame, quello di Gianni Zonin con il Friuli, che è diventato ancora più stretto proprio in seguito al crac creditizio. Nella sua Vicenza, infatti, per lui la vita era diventata impossibile, da recluso in casa.
E anche quando faceva qualche puntata milanese, in via Montenapoleone appena uscito da una boutique di lusso con le confezioni regalo in mano, fu subissato da critiche e improperi, nel momento peggiore del disastro finanziario, quando si stava decidendo il destino di BpVi e Veneto Banca.
Da allora Zonin fece quasi perdere le sue tracce. I radar lo segnalavano di volta in volta in Toscana, nel Chianti, dove è proprietario di una delle più prestigiose case vinicole della zona, il castello d’Albola. Oppure in Virginia, negli Stati Uniti, dove anni fa aveva comperato un’altra tenuta.
Due uscite pubbliche, prima un interrogatorio in caserma, quindi l’udienza alla Commissione parlamentare d’inchiesta a Roma, poi un lungo silenzio, nel buen retiro della Bassa, durato fino a ieri.
Un’apparizione, quella di Zonin al processo a Mestre, che non ha mancato di scatenare reazioni. Duro il commento dell’avvocato Barbara Puschiasis, presidente di Consumatori attivi, l’associazione udinese che tutela centinaia di ex soci di BpVi.
«Le dichiarazioni di Zonin e Zigliotto “Il Cda nulla sapeva”, ci lasciano basiti - scrive Puschiasis -. A sentire i testimoni le condotte poste in essere dalla banca erano così capillari e diffuse che solo le favole potrebbero raccontarci che chi la governava non ne sapeva nulla.
Le ipotesi sono due: o ci troviamo davanti a una grave negligenza e imperizia dei componenti del Cda oppure ci troviamo di fronte a marziani che hanno vissuto sulla Luna per decenni... percependo comunque i compensi (di certo non modesti) per le cariche assunte.
Per altro sia Zonin che Zigliotto sono due affermati imprenditori del Veneto, inseriti nel tessuto economico, che non potevano non sapere che la loro banca approvava operazioni baciate o che negli ultimi anni, in costanza degli aumenti di capitale, stava riempiendo i clienti di azioni». —
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