La cinovigilanza? Non funziona

Il servizio notturno non è coperto e la gente “scappa” in Slovenia

La cinovigilanza fa acqua. Il servizio notturno stavolta è stato preso di mira da alcuni cittadini.

«Verso mezzanotte, ero in auto con amici e stavo tornando a casa. Mi trovavo in via Ristori all'altezza di via Duse quando abbiamo visto un gatto disteso a terra. Ci siamo fermati: era una micia ancora viva, ma sanguinante. Senza pensarci due volte abbiamo chiamato il cinovigile e ci hanno detto che sarebbe arrivato entro 20 minuti. A un tratto è arrivato il padrone della bestiola, l'ha messa in un asciugamano e l'ha portata alla clinica di Kromberk in Slovenia. Abbiamo richiamato il cinovigile che dopo 45 minuti ancora non si era presentato e ci siamo sentiti dire: “Ah va bene, grazie, tanto non eravamo ancora partiti”. La testimonianza è di Alessio Calì, un visitatore della pagina Facebook «Sei di Gorizia se...» e oltre a confermare l’inefficienza del servizio, evidenzia come da quando esiste una clinica in Slovenia aperta 24 ore su 24 vicino al confine, in molti si recano da quelle parti per risolvere le emergenze.

Per capire meglio la situazione abbiamo contattato il centralino dell’ospedale di Gorizia a cui fa capo anche il servizio di cinovigilanza, reperibile anche la notte e i festivi. «Da circa due anni la cinovigilanza notturna è stata esternalizzata, a causa della diminuzione del personale – spiega Francesco Lovaria, direttore del servizio veterinario ospedaliero –. L’unico problema che abbiamo riscontrato è che spesso la gente, per non pagare uno specialista in privato, ci chiama per delle presunte emergenze. Noi possiamo intervenire solamente per animali feriti che sono trovati in questa condizione», facendo intendere che le risorse sono ridotte all’osso. Va anche detto, però, che recarsi in Slovenia con una bestiola senza i documenti sanitari al seguito fa correre il rischio di incorrere in aspre sanzioni da parte delle autorità slovene. (e.ma.)

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