La città che scorre dolcemente sull’acqua e la magia delle rogge

di PAOLO MEDEOSSI
La dolcezza della vita, soprattutto in agosto, scorre con l’acqua. Udine è una città sull’acqua anche se adesso ne possiamo vedere una minima parte, forse un 15-20% circa. Proviamo a stilare una “top five” (come dice Elena Commessatti) sui luoghi più romantici della città e ai primi cinque posti della classifica troverete sempre un punto che fa rima con roggia o qualcosa del genere, come in via Zanon, l’angolo più suggestivo. Se avete un amico che viene dall’estero o da altre regioni e volete fargli assaggiare il sapore dell’estate udinese, certo lo portate lì, sperando che a rovinare l’atmosfera non ci sia l’arroganza di maleducati e violenti. È da qui che può partire un itinerario nella “dolce vita” cittadina. E a tale riguardo possiamo ricordare un paio di cose. Tra le invenzioni per cui l’Italia va famosa nel mondo, c’è quella della “dolce vita” che festeggia i 55 anni in quanto tutto derivò dal mitico film felliniano del 1960. Si tratta di un concetto, di un modo di vivere e intendere le cose che appartiene solo al nostro Paese e che gli stranieri amano tantissimo. Ogni città dovrebbe avere, accanto all’assessore agli stili di vita o all’inclusione sociale (come accade a Udine), un “tecnico alla dolce vita”, capace di mettere insieme gli elementi esistenti inventando il tocco di classe decisivo.
Piccolo esempio: Udine ha la fortuna di avere Casa Cavazzini, luogo notevole e unico perché custodisce collezioni d’arte contemporanea poco note agli stessi udinesi, figuriamoci ai turisti. Grazie alla generosità dei coniugi Astaldi (lei, Maria Luisa, era una Costantini di Tricesimo), ci sono anche 190 splendidi dipinti, tra cui capolavori di Giorgio de Chirico e soprattutto di suo fratello Alberto Savinio. Possiamo ricordare l’elegantissima “Mademoiselle Centaure” o il divertente “Protettore dei porti”. Domanda: perché sui muri di casa Cavazzini, in via Savorgnana, al posto dei colorati, ma anonimi murales di adesso, non affiggere una maxi immagine dei quadri “saviniani”? Chissà, forse si riuscirebbe a catturare un po' di attenzione e curiosità. Un “tecnico alla dolce vita” forse ci avrebbe pensato perché l’arte rende più leggera la vita, come il paesaggio dell’acqua che attraversa la città.
Udine è storicamente una città acquatica. La sua esistenza è sempre dipesa dalle rogge artificiali, non da fiumi o torrenti naturali. La loro presenza venne segnalata per la prima volta in un documento del 1171 e si sviluppò per dar modo alla popolazione di costruire molini (a un certo punto ce n’erano 58), officine di battiferro, tintorie, filande. L’artista più famoso, Giovanni da Udine, era conosciuto come Zuan Recamador perché appunto l’attività di famiglia era quella. Il panorama urbano comprendeva anche specchi d’acqua più ampi come il laghetto in Giardin grande, reso celebre da una novella del Boccaccio, oppure quello nella attuale via Gorghi, il cui nome deriva dai gorghi scavati per garantire una riserva liquida in caso di necessità. E lì (notizia inaudita!) stazionava una piccola flottiglia di otto barche usate per la pesca e qualche trasporto (oltre che, dice la cronaca nera dell’epoca, per furti su commissione nelle case attorno).
I percorsi seguiti dalle rogge sono due: c’è la cosiddetta roggia di Udine (quella che arriva da Paderno, viale Vat, eccetera, e giunge in via Grazzano, piazzale Cella) e c’è la roggia di Palma (da Godia a piazza Primo maggio, poi la deliziosa via Verdi, piazza Patriarcato e giù giù fino ai Paparotti).
Tra le passeggiate classiche nelle serate estive tiene botta quella di viale Volontari della libertà, lo stradone che un tempo era dedicato al Friuli e che durante il fascismo fu intitolato a un eroe dell’epoca per trovare a fine guerra la nuova intestazione in chiave patriottica. Qui, grazie a un argine-terrapieno, si cammina per 800 metri da piazzale Osoppo a Chiavris costeggiando uno dei luoghi caratteristici della città con ponticelli, ville in gotico veneziano, resti di antichi mulini. Tutti sanno di cosa parliamo, ma nessuno sa chi sia l’ideatore di questo originale percorso accanto alla roggia di Palma. Potete invece incontrarlo quasi di persona. Per farlo si deve affrontare la passeggiata fino in castello e visitare la galleria d’arte antica. A un certo punto trovate un grande dipinto eseguito dal ferrarese Giovanni Pagliarini nel 1852, raffigurante la famiglia dell’ingegner Antonio Lavagnolo, che fu a lungo capo dell’ufficio tecnico comunale. Lui è in piedi, in vestaglia e con barba, attorno ci sono moglie e prole. A disegnare la passeggiata in viale Volontari fu appunto Lavagnolo, ma un altro personaggio da citare è il figlio Piero, accanto a lui. Patriota come il padre, morì nel 1860 al seguito di Garibaldi, essendo l’unico udinese a dare la vita in quell’anno decisivo per l’Italia.
Torniamo infine al punto di partenza, in via Zanon, dove si affaccia con grazia veneziana, cullata dalle acque della roggia, l’osteria “Alla ghiacciaia” (il cui nome deriva appunto da una vecchia fabbrica del ghiaccio). Molto antica davvero perché nacque nel 1801 con la gestione di Luigi Comissatti. La sua storia è densa di nomi e riferimenti legati alla Grande Guerra perché qui, durante l’invasione austriaca dopo Caporetto, si creò un nido di cospiratori. L’organizzatore era Tobia Petri, zio del gestore della locanda e sindaco di Codroipo, che convocava i congiurati. Le informazioni venivano poi trasmesse a Max di Montegnacco e Arbeno d’Attimis, abili agenti segreti. Vicende che riemergono un secolo dopo e che potrebbero far parte di un ipotetico percorso udinese sui luoghi (e ce ne sono a bizzeffe) della guerra.
“Alla ghiacciaia” è uno dei nomi classici tra le nostre osterie, oltre un centinaio negli anni Cinquanta quando arrivò un super esperto di cocktail e cicchetti, anzi il più celebre, addirittura un premio Nobel, Ernest Hemingway. Le cronache ufficiali dicono che si fermò solo al ristorante Friuli di piazza XX settembre. Ma c’è un risvolto inedito. Assieme al suo autista friulano Adamo De Simon, lo scrittore frequentava in incognito le notti udinesi. Dove? Alla prossima puntata.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto








