La comunità romena vuole costruire una chiesa ortodossa

SACILE. «Nuova chiesa ortodossa a Sacile: il progetto è per la comunità romena». L’annuncio è di padre Costantin Pascariu che ha fondato un tempio a Prata.
La decisione è stata presa a Roma nel nome dell’ecumenismo per Sacile: sarà il terzo polo nel Friuli occidentale, dove le comunità ortodosse si concentrano a Pordenone e a Prata. «I romeni sono oltre 400 a Sacile e chiedono un tempio per pregare, invece la nostra chiesa a Prata è aperta da oltre un anno in un capannone industriale ma ci costa troppo di affitto: 700 euro mensili – dice padre Costantin –. Chiediamo un aiuto alle persone di buona volontà: nella zona di Prata o Brugnera una sala per la chiesa con un affitto sostenibile. L’appuntamento comunitario è ogni domenica e anche Sacile sarà un punto di fervore religioso e sociale».
La comunità romena sacilese, intanto, mette in fila i numeri e tassi di integrazione: sono alti. «Non siamo invisibili perchè diamo il nostro contributo, paghiamo le tasse e gli affitti, facciamo i lavori umili e sforzi per integrarci – spiegano gli ortodossi nel sito web dedicato ai romeni di Sacile –. Siamo oltre 400 di circa 2.200 stranieri in città, cioè il 12% e con tutto ciò non abbiamo un rappresentate nel consiglio comunale e non possiamo partecipare alla vita amministrativa».
Il centrodestra aveva lanciato il feeling con la comunità romena nel 2014 e schierato Silviu Voineagu nella lista “Ceraolo sindaco-civica per Sacile”. Al voto è andato una percentuale minima di “comunitari”: 28 nelle europee e 23 nelle comunali. «Non ho tessere di partito e sono un indipendente – ha dichiarato Silviu Voineagu, che poi non è stato eletto –. Ho accettato la candidatura che mi è stata offerta per creare una rappresentanza in Comune della nostra comunità romena».
L’obiettivo dichiarato è quello dell’integrazione. «La partecipazione dei cittadini romeni al voto – dice Voineagu – è un buon segnale di inclusione». Ma a Sacile sono due i club “George Enescu”.
I romeni si dividono tra i leader Voineagu e Carina Cesa Sava. Il problema segnalato è quello di un’associazione “clone”, che divide la comunità dell’Est in terra liventina. I dissapori hanno lasciato il segno, che ha portato a una lacerazione. I due gruppi romeni creano appuntamenti gastronomici, festeggiano le tradizioni e guardano avanti. L’integrazione è l’obiettivo dei “club” e, chissà, che una chiesa ortodossa riporti all’unità. «La chiesa è una stella polare – conferma padre Pascariu - che dà un’identità: nella fede».
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