La crisi ora entra anche in parrocchia
UDINE. Calano le offerte, aumentano i costi, le leggi cambiano continuamente e bisogna adeguarsi. Così anche le parrocchie friulane, ormai da tempo, si trovano a dover affrontare ristrettezze economiche al pari di famiglie e aziende. A fare il punto della situazione è monsignor Guido Genero, vicario generale dell’Arcidiocesi di Udine.
«Le spese che negli ultimi anni sono aumentate in modo rilevante - spiega - sono quelle legate alla manutenzione di spazi ed edifici. Sono costi che stanno pesando su tutta la società e non solo sulla Chiesa. Un tempo la maggior parte delle riparazioni nelle parrocchie veniva effettuata da volontari. Oppure, se era necessario un nuovo impianto elettrico, ci si rivolgeva all’artigiano del paese che lo realizzava a modo suo. Ora - prosegue ancora il vicario generale - non è più così. Nel rispetto delle leggi più recenti, ogni tipo di lavoro va effettuato a regola d’arte, spesso con certificazione, bisogna rivolgersi a professionisti competenti che poi naturalmente vanno pagati. Un esempio? I campanili: sono strutture molto belle, ma per essere mantenute in condizioni di sicurezza è necessario l’intervento di specialisti e ogni più piccolo intervento è costosissimo».
Ed ecco che, come si diceva, i costi aumentano a fronte di bilanci che sono sempre più risicati. «Capita dunque - riferisce monsignor Genero - che alcuni cantieri non si riescano nemmeno ad aprire».
E poi, si diceva, c’è il calo delle offerte documento ad almeno tre fattori concomitanti.
«I fedeli praticanti, su cui la Chiesa ha sempre potuto contare - osserva monsignor Genero -, sono sempre più anziani. E i giovani, che troppo spesso faticano a trovare un lavoro, possono non avere risorse per fare le offerte. Infine, come detto poc’anzi, attualmente le parrocchie si trovano ad affrontare prezzi esorbitanti. Si pensi solo alle attività ricreative estive: una volta si facevano con ciò che c’era... avanzi di falegnameria o qualsiasi altra cosa a portata di mano. Ora ogni tipo di materiale dev’essere sottoposto a tutta una serie di controlli e certificazioni a tutela delle persone, ma naturalmente alla fine costa di più».
Nonostante ciò, sempre seguendo le parole del vicario generale della Diocesi udinese, «le nostre parrocchie, oggi come oggi, non si trovano ad affrontare gravi difficoltà economiche e quasi sempre riescono a far quadrare i conti».
I parroci, vista la complessità del quadro legislativo e amministrativo, nelle loro scelte pastorali si fanno aiutare dal Consiglio per gli affari economici i cui componenti - esperti nei vari settori, da quello economico a quello tecnico - vengono nominati dall’arcivescovo.
San Pio X (la parrocchia di Baldasseria commissariata di recente per un buco di bilancio di circa 400mila euro legato a una ristrutturazione e a impegni finanziari anche su altri fronti, ndr), in sostanza, rappresenta un caso isolato come precisa monsignor Genero: «La situazione di San Pio X è unica nel suo genere ed è dovuta al fatto che lì, ormai quarant’anni, c’è un Centro di accoglienza che, come dice il parroco don Tarcisio Bordignon, offre “un tetto, un letto, un piatto, una parola di conforto e magari anche un lavoro a persone in difficoltà”. Ma per così tanti bisognosi ci vorrebbero risorse adeguate e, in questi tempi di crisi diffusa e di fronte a limiti di legge ben precisi, bisogna agire con tutte le attenzioni del caso».
Sullo sfondo, però, la questione più importante è sempre un’altra. Si può discutere di conti e bilanci delle parrocchie e delle difficoltà di gestione. Ma tutto ciò rappresenta solo un aspetto e non il più rilevante delle attività diocesana.
«Noi puntiamo ad altro - conclude monsignor Genero -, alla maturazione di un’esperienza religiosa profonda, corretta, informata. Abbiamo ricevuto il grande dono della speranza nel Bene e cerchiamo di trasmetterlo. Portiamo un messaggio di pace, solidarietà, riconciliazione e fratellanza che consola e sostiene. E’ questa la missione della Chiesa».
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