La Croazia protesta per la statua di D'Annunzio a Trieste: «È scandalosa»

Una nota consegnata all'ambasciatore d'Italia a Zagabria. Il monumento inaugurato giovedì 12 settembre in piazza della Borsa

TRIESTE. Con una nota di protesta consegnata all'ambasciatore d'Italia a Zagabria, la Croazia ha «condannato nel modo più deciso» l'inaugurazione, giovedì 12 settembre, della statua di Gabriele D'Annunzio a Trieste «proprio nella giornata che marca il centenario dell'occupazione» di Fiume.

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Lo si apprende da un comunicato del ministero degli Esteri croato inviato all'Ansa. È un atto, si legge nella nota, che «contribuisce a turbare i rapporti di amicizia e di buon vicinato tra i due Paesi».

«Nonostante si tratti di una decisione delle autorità locali, e non statali, questo atto - si legge nel comunicato - come anche le commemorazioni dell'occupazione di Fiume in altre città italiane, contribuiscono a turbare i rapporti di amicizia e di buon vicinato tra i due Paesi».

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Inoltre, secondo il ministero degli Esteri croato, le commemorazioni dell'impresa fiumana iniziata il 12 settembre del 1919 e la statua del poeta a Trieste «sono anche un omaggio a un'ideologia e a un comportamento profondamente in contrasto con i valori europei».

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A Trieste, nella centrale piazza della Borsa, su decisione della Giunta di centrodestra guidata da Roberto Dipiazza, è stata scoperta la statua di D'Annunzio.

In Croazia prevale l'interpretazione che l'impresa di Fiume fu un'occupazione illegale della città, il preludio e «una prova generale per l'avvento del fascismo» che ebbe un forte nota antislava.

A Fiume, di contro, sarà inaugurata una mostra intitolata «L'Olocausto di D'Annunzio», che in tono critico ripercorre la storia dei sedici mesi di occupazione dei «legionari» dannunziani della città adriatica.

«È assurda la polemica imbastita dalla presidente croata riguardo la collocazione di una statua di Gabriele D'Annunzio a Trieste. D'Annunzio rappresenta uno fra i più importanti poeti italiani, se non mondiali, e merita quindi un riconoscimento».

Lo afferma in una nota il presidente dei senatori di Fratelli d'Italia, Luca Ciriani. «Spiace dover ricordare qualcosa che dovrebbe essere ovvio - osserva - all'epoca Fiume era una città a maggioranza italiana e di sentimenti favorevoli all'unione con l'Italia e lo è rimasta fino al 1945, quando i nostri connazionali sono stati costretti ad abbandonare la città e diventare esuli.

Nessuno può impedire all'Italia di ricordare la propria storia o suggerire chi o cosa commemorare».

«Per noi - sottolinea - l'occupazionè di Fiume da parte di D'Annunzio rimane un'Impresa, ma va considerata nella consapevolezza che oggi nessuno si sognerebbe di ingerire nelle scelte di una Nazione sovrana e amica come è la Croazia. E certamente nessuno, se non un folle, prenderebbe le armi».

A nessuno, conclude, «può essere imposto di dimenticare o di sottacere la propria storia. Ed è per questo che non accettiamo lezioni da chi rappresenta una Nazione in cui ancora esistono piazze intitolare a Tito, lui sì sterminatore di cultura diverse».

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