La difesa di Paolo Calligaris contrattacca: «È innocente, smonteremo le accuse»

L’avvocato Battocletti: «Dimostreremo che non ha ostacolato le indagini. Voleva collaborare, ma è stato frainteso»
Udine 9 Luglio 2019. Processo Calligaris. © Foto Petrussi
Udine 9 Luglio 2019. Processo Calligaris. © Foto Petrussi



Premette che le sentenze «si possono non condividere, ma si rispettano». Ma annuncia anche battaglia in vista dell’appello in Corte d’Assise, convinto «che l’innocenza di Paolo Calligaris emergerà nel proseguo dell’iter processuale» e che sarà fatta chiarezza sui presunti comportamenti ostativi che avrebbero intralciato le indagini. L’avvocato Rino Battocletti, che con i colleghi Alessandro Gamberini e Cristina Salon difende gli interessi dell’imprenditore friulano, commenta così le motivazioni della sentenza con la quale lo scorso settembre il giudice per l’udienza preliminare Andrea Odoardo Comez ha condannato a sedici anni Calligaris, accusato dell’omicidio di Tatiana Tulissi, uccisa nella villa di via Orsaria a Manzano nel novembre di dodici anni fa.

«Non vogliamo anticipare le strategie che il collegio difensivo adotterà in sede processuale, nelle quali forniremo le argomentazioni di merito rispetto alle motivazioni indicate nella sentenza», spiega l’avvocato Battocletti, professandosi cautamente ottimista rispetto alla possibilità di «provare la nostra linea difensiva alla luce della cinquantina di pagina dedicate dal giudice all’espressione del proprio convincimento». Il legale - pur non entrando nel merito delle conclusioni a cui è giunto il Gup, contenute nel plico di 181 pagine depositato nella cancelleria del tribunale lo scorso 31 dicembre - pone l’accento sull’accusa rivolta all’imprenditore friulano di aver mantenuto nei mesi e negli anni successivi all’omicidio un «comportamento ostativo», che avrebbero portato anche a condotte mirate a manomettere o distruggere elementi che sarebbero potuti essere importanti nell’ottica delle indagini, dal telefono cellulare (gettato in mare a Grado) agli indumenti bruciati. «Comportamenti ostativi – evidenzia il difensore di Calligaris – che semplicemente non ci sono stati: siamo pronti a provarlo. Il nostro assistito durante tutto il periodo precedente alla riapertura delle indagini ha fattivamente collaborato con gli inquirenti, senza farsi assistere da un difensore. Lo ha fatto come una persona che si reputa innocente, con una sostanziale ingenuità motivata dal voler ricercare il vero colpevole dell’omicidio della compagna».

«Evidentemente – prosegue Battocletti – i suoi comportamenti collaborativi e per certi versi ingenui sono stati equivocati, ma questo unicamente perché si è mosso senza che nessuno potesse consigliarlo quando invece la polizia giudiziaria sospettava nuovamente di lui. Potrei dire che il motto “Male non fare, paura non avere”, si è dimostrato nel suo caso piuttosto fallace». Secondo il pool di avvocati «l’innocenza di Calligaris emergerà chiaramente, e risulterà l’errore giudiziario commesso ai suoi danni». Critica la difesa dell’imprenditore anche sulle conclusioni tecniche a cui il giudice è pervenuto rispetto a una delle prove considerata “regina” per scagionare Calligaris, ovvero la macchia ematica ritrovata su una delle gomme della jeep dell’allora compagno di Tatiana, che per caratteristiche avrebbe confermato l’arrivo dell’imputato a omicidio già avvenuto. «La sentenza, in questo caso, non dà conto del dibattito consulenziale», indica l’avvocato, che in questi giorni ha scambiato alcune mail con l’imprenditore della dinastia di mobilieri, da ieri alle prese con la lettura delle motivazioni della sentenza. —

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