La Doc Friuli punta a 15 milioni di bottiglie

Nel 2016 l’export del vino ha raggiunto i 120 milioni, più 8 per cento

UDINE. La Doc Friuli è appena nata, muove i primi passi nel mondo della viticoltura. Ma già promette di diventare, in pochi anni, un simbolo del territorio e un traino per l’economia regionale.

Sul mercato ci sono già un milione e 100 mila bottiglie con questo marchio, ma l’obiettivo, come assicura il presidente del Consorzio delle Doc Pietro Biscontin, è quello di arrivare «a 10, 15 milioni di bottiglie.

E’ un risultato realistico. Basti pensare che nella prima vendemmia sono stati rivendicati a Doc Friuli 103 mila quintali di uva, sono stati certificati 25 mila ettolitri, mentre ne sono stati imbottigliati circa 8 mila. Sono numeri che ci fanno sperare.

Adesso dobbiamo lavorare per una promozione efficace». Le cifre, assieme al logo nuovo di zecca, sono emerse in occasione della presentazione della spedizione Fvg a Vinitaly, la più importante fiera internazionale del vino, in calendario dal 9 al 12 aprile a Verona.

E l’assessore alle Politiche agricole Cristiano Shaurli ne ha approfittato per fare il punto sul comparto, che è in salute, ma ha ampi margini di miglioramento. «Siamo la prima regione italiana per richieste di vigneti - ha affermato -. Dal 2010 al 2015 le nostre esportazioni sono aumentate del 53,7%.

E pure il 2016 si chiuderà, anche se i dati non sono definitivi e ufficiali, con un ulteriore progresso dell’8%, arrivando a circa 120 milioni di euro. Stiamo raggiungendo, sempre in termini di valore dell’export, territori come Sicilia e Puglia che per estensione non sono paragonabili al Friuli Venezia Giulia.

Ritengo possibile arrivare in breve tempo a 150 milioni di export, sono convinto che ci siano ancora importanti margini di crescita e lo dimostra un settore particolarmente dinamico e attivo.

A Prowein (la fiera specializzata che si è svolta due settimane fa a Dusseldorf, ndr) non avevamo più spazi, le 62 aziende presenti hanno fatto il pieno con i buyers del Nord Europa. Sono risultati storici».

Shaurli ha ribadito che «25 mila ettari complessivi dedicati alla vite non sono una monocultura» e ha sostenuto che «Prosecco e Pinot grigio, seppur importanti, non hanno provocato un calo dei vitigni autoctoni, che anzi stanno crescendo e vengono sempre più apprezzati. Vanno bene Refosco, Ribolla gialla e Friulano.

Basti pensare che la Ribolla gialla è il vino con il maggior incremento in Italia e lo facciamo solo noi. Avevamo 180 ettari di Ribolla, adesso arriveremo a un migliaio, è un passo fondamentale per lo sviluppo».

Sulle potenzialità del Friulano (il mai dimenticato Tocai, ndr) è stato il direttore dell’Ersa Paolo Stefanelli a sottolineare come «ci siano ancora dei fondi specifici al Ministero a Roma, anche se al momento sono bloccati per inconvenienti burocratici.

Ma vogliamo utilizzare quel denaro per presentare il Friulano in tutta Europa». Infine uno sprone dell’assessore Shaurli alle varie componenti del “vigneto Friuli” per remare tutti dalla stessa parte.

«Sta a noi decidere cosa fare - ha dichiarato -. Adesso le basi ci sono: Doc Friuli, Doc Delle Venezie per il Pinot grigio, Ribolla gialla, autoctoni, boom del Prosecco.

Io credo che abbiamo davanti a noi un’opportunità da gestire, non una criticità da regolare. Evitiamo i campanilismi del passato e le liti tra vicini. Sono certo che il vino possa fare da traino non solo per l’agricoltura regionale, ma per tutta l’economia».

A Vinitaly il Friuli e il Nordest saranno sotto i riflettori anche per un’altra importante novità. Lunedì infatti ci sarà, alla presenza del ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, il debutto della Doc delle Venezie del Pinot grigio, un vero e proprio colosso da 24 mila ettari.

Una Doc interregionale che aveva suscitato anche parecchi mal di pancia negli anni passati da parte di alcuni produttori friulani e trentini, ma che oggi sembra aver messo tutti d’accordo.

E’ un’opportunità per sfondare sui mercati internazionali (il 97% del Pinot grigio italiano viene venduto all’estero) con fascetta di Stato e certificazione di qualità.

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