La Fiera di Pordenone è in bolletta, ma ripristina l’ad
PORDENONE. Dipendenti messi in cassa integrazione per risparmiare e cda raddoppiato con un amministratore delegato da 35 mila euro l’anno che affiancherà il presidente (che di euro ne costa 30 mila). La Fiera riparte dall’accordo politico Pedrotti-Ciriani.
Il sindaco “salva” il presidente Alvaro Cardin da tempo nelle mire del centro destra e il capo della Provincia ottiene di affidare a un uomo di sua fiducia le deleghe operative che sono state di Alessandro Zanetti (dimessosi a primavera per impegni personali).
Pietro Piccinetti, imprenditore milanese con esperienza nazionale in campo fieristico, vicino ai vertici del Fli (il partito di Gianfranco Fini), amministratore di Sintesi (la società di Spilimbergo per la quale è stata aperta una procedura di concordato), amico del presidente Alessandro Ciriani, è il nuovo manager della Fiera.
Il consiglio di amministrazione dell’ente ha approvato all’unanimità la nomina, proposta dalla Provincia, nell’ultima seduta. La giustificazione della politica al ripristino della doppia poltrona è quella che si tratta di una fase «che durerà poco», una fase di transizione per arrivare all’amministratore unico.
Sarà, ma non tutti la leggono così. «La scelta di ripristinare un amministratore unico, con relativo compenso, in un momento in cui i lavoratori sono stati messi in cassa integrazione per risparmiare 50 mila euro l’anno – analizza Gianni Zanolin del Ponte – è l’ennesimo segnale che la politica continua a mungere laddove non c’è più nulla da mungere. Non è un giudizio sul manager naturalmente, ma questa come altre spese mostrano tutti i limiti di una gestione divenuta dissennata nel tempo. Quando sono stato amministratore straordinario della Fiera, l’ente non era ancora un Spa eppure la politica era meno invadente. Da società liquidissima e capitalizzata, la Fiera è divenuta una società fragile. Il processo di estroflessione dell’organizzazione che è stato fatto negli ultimi anni, non consente di vedere se molte manifestazioni hanno davvero successo. Si determinano delle aree grigie, poco chiare».
Anche la gestione dei conti, secondo Zanolin, deve far riflettere. «Ricordo che all’epoca in cui sono stato commissario, per altro nominato da una giunta regionale di centro destra, c’era un controllo rigorosissimo sui conti: il direttore Testa, non permetteva che venissero portate avanti manifestazioni in perdita».
Il buco di bilancio che oggi la fiera ha (ndr 280 mila euro), secondo l’esponente del Ponte va letto anche come la conseguenza «della società che era stata creata due anni fa per mantenere il bilancio della Fiera in utile e scaricare le perdite. Ora che la società è stata chiusa – riflette Zanolin – le perdite tornano all’interno della Spa».
La risposta secondo Zanolin non potrà non essere «una ricapitalizzazione: ma il Comune ha i soldi per farla? E gli altri soci? Con la crisi del sistema fieristico in corso e il calo dei visitatori si va a realizzare un parcheggio da cinque milioni di euro. A cosa serve oggi? Non era meglio utilizzare quelle risorse per ricapitalizzare l’ente». Temi che i soci non potranno fare a meno di esaminare.
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