La Filologica rende omaggio a Dino Virgili

MARTIGNACCO. Dino Virgili è considerato uno dei fondatori della letteratura friulana del dopoguerra. Bernardino (Dino dai Bas), ma per tutti solo Dino, apprezzato insegnante elementare, scrittore, poeta, critico letterario, nel 1949 fonda, con Giuseppe Marchetti, Lelo Cjanton, Riedo Puppo, Otmar Muzzolini, Alviero Negro e Novella Cantarutti e altri, il movimento Risultive che, con l'Academiuta di lenga furlana di Pier Paolo Pasolini, fu protagonista della rinascita culturale in Friuli.
Di Dino Virgili rimangono i due volumi dell'antologia La Flôr, con inquadramenti storico letterari, notizie biocritiche e bibliografiche, testi in versione italiana e note. E poi La bielestele, esemplare libro per la scuola elementare, con accattivanti illustrazioni di Emilio Caucigh, che riporta poesie, filastrocche, cantilene, L'aghe dapît la cleve (“L'acqua giù per la discesa”), il primo romanzo scritto in friulano, la storia di una famiglia patriarcale che si disperde con il passare del tempo e con le esigenze della vita, e Nazisti e fascisti in Friuli. La fossa di Palmanova (1970), dove l'autore fa parlare soprattutto i documenti. Ha, inoltre, pubblicato i suoi versi in ordine sparso e nella raccolta Furlanis e ha scritto alcuni radiodrammi e vari saggi di critica letteraria.
Di tutto il suo intenso lavoro si parlerà questa sera a Villa Ermacora di Martignacco, alle 20.45, per la presentazione del volume Chel frut dai cuêi (“Quel bambino dei colli”), un’antologia degli scritti di Dino Virgili: pubblicazione curata da Giannino Angeli, con ricordi di Alberto Picotti, ed edita dalla Società Filologica Friulana e dal Comune di Martignacco. Virgili, come maestro elementare, insegnò per oltre trent'anni alla scuola Enrico Fruch di Udine, ma a Martignacco il Circolo scolastico porta il suo nome perché lo scrittore era nativo di Ceresetto.
Sarà Angela Felice, direttrice del Centro Studi Pier Paolo Pasolini, a parlare di questa nuova iniziativa editoriale. «Ci sono molti collegamenti – secondo la Felice – tra Pasolini e Virgili, anche se i percorsi che hanno compiuto sono diversi. Entrambi adottano l'acqua come simbolo della poesia per il suo fluire, per la sua importante presenza nella natura. Pasolini è stato per il plurilinguismo e per una ricerca arcaica di un Friuli mitico, Virgili ha scritto poesie con taglio lirico legate al paesaggio con un percorso sentimentale».
L'antologia Chel frut dai cuêi rende ora il giusto merito a questo scrittore che ha lasciato una traccia importante nella salvaguardia dell’identità friulana.
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