La Friultrasporti industriali è fallita programmava l’ingresso in Borsa

La società con sede a Basiliano contava cento dipendenti. Aveva maturato debiti per oltre 10 milioni
Udine 04 Luglio 2017 tribunale Copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo
Udine 04 Luglio 2017 tribunale Copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo



Dal trampolino su piazza Affari e un fatturato di 50 milioni di euro nel 2017, al precipizio del fallimento. La parabola della “Friultrasporti industriali srl” di Basiliano si è conclusa lo scorso 24 febbraio, con la sentenza emessa dal tribunale di Udine, dopo il rigetto della richiesta di concordato preventivo in continuità con cui l’azienda aveva scommesso di sopravvivere, seppure ridimensionata. Gravata da un’esposizione debitoria complessiva calcolata tra gli 11 e i 13 milioni di euro, la società era finita in una spirale negativa dopo l’arresto del suo legale rappresentante, l’imprenditore livornese Paolo Beltramini, nell’aprile del 2018, per una presunta associazione per delinquere finalizzata a una maxi frode fiscale legata alla “Eurospedi”, controllata al cento per cento da Friultrasporti.

Quotata come una delle società di movimentazione merci più importanti d’Europa, la società era stata fondata da suo padre Ferdinando nel 1952 e da allora aveva mantenuto il proprio quartier generale in Friuli, aprendo sedi anche a Livorno, Piombino e, di recente, a Milano, proprio in vista dell’ingresso in Borsa nel 2020. Forte di una flotta di 630 mezzi e di una pianta organica di cento dipendenti - in prevalenza con mansione di autista quelli basati a Basiliano -, la società aveva immaginato il grande salto sulla base dei solidi dati di bilancio e della collaborazione con la “Grimaldi” di Napoli sul traffico con la Spagna.

Sarebbe stato proprio il venir meno di questo canale, che da solo valeva il 50 per cento dell’attività – spiega l’avvocato Sergio Russo, di Livorno, che ha seguito l’azienda nella procedura fallimentare e che tentò la transazione con Grimaldi per la chiusura del ramo del trasporto con gli spagnoli –, a rappresentare il primo passo verso una decisiva inversione di marcia degli affari. Da qui, i primi 3 milioni di euro di debito e il tentativo, fallito, d’imboccare la strada del concordato preventivo. Poi, con l’inchiesta penale a carico del suo manager - di nuovo libero dal giugno 2018 - il colpo di grazia, con la chiusura dei conti e la richiesta di rientro immediato da parte delle società creditrici, Grimaldi compresa. Infine, le istanze di fallimento presentate da una fornitrice, la “Maurelli spa” di Napoli, e dalla Procura.

«Quasi tutti i dipendenti sono stati ricollocati e con gli 11 rimasti avevamo programmato di riuscire a proseguire in piccolo l’attività», spiega l’avvocato Russo, ribadendo come con la vicenda penale la Friultrasporti non abbia mai avuto nulla a che fare, finendo per subirne soltanto i contraccolpi, a cominciare dal danno d’immagine. Un effetto domino, insomma, pagato a caro prezzo. Ma non per questo ancora irreparabile, secondo il legale. «A breve depositerò l’atto d’appello», annuncia, confidando nella riforma del verdetto. —

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