La Guardia di finanza scopre una “fabbrica” del falso

Sequestrati oltre 1.500 articoli ed accessori di abbigliamento con marchi contraffatti, che, venduti al valore di mercato, avrebbero fruttato un guadagno illecito di circa 100.000 euro. Operazione in diverse regioni: nei guai un uomo residente a Grado

Perquisizioni e sequestri: scoperta una "fabbrica" del falso

GRADO. La Guardia di Finanza di Monfalcone ha sequestrato oltre 1.500 articoli ed accessori di abbigliamento con marchi contraffatti, che, venduti al valore di mercato, avrebbero fruttato un guadagno illecito di circa 100.000 euro.

Sono stati sequestrati anche i 40 dispositivi di telefonia mobile, tablet e PC usati per la vendita, nonché le 14 carte pre-pagate impiegate per l’accredito degli importi relativi agli acquisti dei capi e degli accessori contraffatti.

L’operazione, denominata “Via della seta”, ha avuto origine da un controllo del territorio, a Monfalcone, nell’ambito del quale è stata ispezionata un’autovettura, condotta da un uomo residente in provincia di Trieste.

I finanzieri hanno trovato numerosi accessori e capi di abbigliamento con marchi contraffatti, appartenenti a note griffes italiane ed internazionali.

Successivi accertamenti hanno consentito alle Fiamme gialle di individuare la persona che aveva venduto la merce: un uomo residente a Grado, la cui abitazione è stata perquisita: alla luce è venuta altra merce contraffatta.

Le indagini svolte, anche per mezzo di intercettazioni telefoniche ed accertamenti bancari, hanno permesso di ricostruire la filiera criminale “a monte”, composta da soggetti operanti nell’hinterland napoletano, dedita alla produzione ed alla commercializzazione, in tutto il territorio nazionale, di tale capi.

Grazie alle perquisizioni effettuate nella provincia di Napoli, nonché in diverse regioni di Italia (Friuli Venezia Giulia, Campania, Puglia, Sicilia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Basilicata), sono stati sequestrati capi ed accessori contraffatti.

Per la produzione la banda si avvaleva, all’interno di un garage-magazzino di Napoli, di un macchinario “cappa flash”, poi sottoposto a sequestro unitamente ai relativi cliché, adibito alla stampa ed all’asciugatura delle griffes da applicare ai capi di abbigliamento.

Per la commercializzazione, invece, veniva utilizzato Facebook, dove si pubblicizzavano i prodotti e si intrattenevano i rapporti commerciali con i vari intermediari e clienti finali, a cui la merce veniva spedita tramite corrieri espressi.

Ad oggi, risultano indagate 40 persone per i reati di contraffazione, di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi e di ricettazione.

Per 16 di questi (residenti in Campania) dediti alla produzione ed alla prima commercializzazione, l’autorità giudiziaria ha riconosciuto l’ipotesi dell’associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei citati reati.

Inoltre, per l’uomo residente a Grado, individuato quale “referente” della compagine criminale ed “addetto” alla commercializzazione nella provincia isontina, il Gip di Gorizia ha disposto la misura cautelare in carcere, già eseguita a suo tempo dai finanzieri di Monfalcone.
 

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