La guerra lontana dai banchi: dalla “cittadella d’eccellenza” arriva un modello da seguire

Prendete la scuola italiana, e ribaltatela completamente. Togliete il concetto di voto inteso come numero identificativo della persona-studente, e aggiungeteci un taglio più improntato sull'attualità, sull'oggi, e trasferite tutto questo in una piccola borgata medievale, vicino ad Arezzo, a Rondine Cittadella della Pace. “Rondine” è un'organizzazione (candidata nel 2015 al relativo premio Nobel) che esiste da oltre una ventina d'anni, dal 1997: si rivolge ai giovani e dà la possibilità a studenti provenienti da zone di conflitto o post-conflitto (russi, ceceni, afghani e altri) di riunirsi, confrontarsi, studiare. Oltre a questo, da quattro anni c'è la possibilità anche per gli studenti italiani di frequentare il Quarto anno liceale d'eccellenza: si tratta sempre di studiare un anno a Rondine, accumulare esperienze e poi riportarle nei territori di provenienza. Il risultato auspicato è quello di veder sbocciare possibili futuri leader di pace: a tal fine, l'organizzazione ha anche lanciato lo scorso 10 dicembre un appello alle Nazioni Unite di impiegare il costo di un'arma dal loro bilancio per investirlo in una borsa di studio per formare, appunto, futuri leader di pace. Appello che, peraltro, ha avuto il premier italiano Giuseppe Conte come primo firmatario (lo scorso 19 febbraio), oltreché apprezzamenti dal capo dello Stato Sergio Mattarella e da Papa Francesco.

Di questo e altro si è parlato – in compagnia di due studenti del quarto anno d'eccellenza a Rondine, Matteo Molella e Laura Bettarelli – nella puntata di Chi ben comincia dello scorso 25 febbraio sulle frequenze di Radio Gioconda. A partire dai requisiti occorrenti per accedere alla frequentazione dell'esperienza di Rondine: ci sono delle selezioni, dei colloqui, ma, attenzione, non è necessario avere una particolare media scolastica: ad esempio, è richiesto un certo interesse per l'attualità. «Il voto non deve precludere delle opportunità» hanno spiegato i due studenti, «perché non sempre un numero rappresenta una persona. Quando fai un compito non puoi essere sempre al massimo delle tue potenzialità».

Quanto all'appello di cui sopra, «le Nazioni Unite l'hanno ascoltato ma non c'è stato ancora un impegno effettivo» ha aggiunto Matteo. «È un percorso lungo che l'associazione sta intraprendendo». —

Lorenzo Della Savia



Riproduzione riservata © Messaggero Veneto