La guerra restituisce un serbatoio d’aereo

Polcenigo, in località Torrion. I vecchi di Mezzomonte ricordano bene lo schianto di un velivolo alleato

POLCENIGO. Mezzomonte di Polcenigo è uno dei borghi maggiormente segnati dalle tragedie vissute durante l’ultima guerra mondiale. Ogni anno, il 4 febbraio si ricorda l’eccidio di Bruno Janes “Orso”, Aniceto Belgiorgio “Negus”, Raimond Lefevre “Paris”, Giacomo Zanolin “Topo”, Ennio Manzon “Bortolo”, Ronaldo Scarpa “Venezia”, Costanzo Ascione “Libertà” e Gio Maria Alfier “Bia”.

Otto partigiani, fra 19 e 39 anni d’età, insigniti, alla memoria di medaglie d’argento e di bronzo al valor militare, catturati dai nazifascisti in una malga all’inizio del bosco e fucilati in piazza, uno alla volta, fino a sera. La popolazione era stata costretta ad assistere al massacro centellinato dalle Ss naziste, comandate dal tenete Alfred Dornenburg, che perpetrò altri eccidi, anche di neonati, nella pedemontana e in pianura fino a guerra finita. La rappresaglia nazista a Mezzomonte, dopo l’eccidio del 4 febbraio 1945, si completò con il saccheggio e l’incendio del paese il 7 marzo successivo. Ogni casa del borgo, ogni tratto di sentiero sulla montagna circostante diventano testimonianze della lotta partigiana di liberazione dal nazifascismo, delle tragedie e inenarrabili privazioni patite dai protagonisti della Resistenza: partigiani e civili.

Mezzomontini, cacciatori dei borghi di Polcenigo, appassionati cultori di storia della Resistenza antifascista e antinazista dell’Aned e dell’Anpi, oggi, durante le loro escursioni, rintracciano testimonianze della guerra vissuta settant’anni fa. E’ il caso di Giuseppe Alfier, pensionato, cugino di Gio Maria Alfier “Bia”, uno degli otto martiri di Mezzomonte, dell’esponente dell’Aned, Paolo Brieda, e del loro gruppo di amici.

In questi giorni, sotto la località Torrion, in un dirupo a metà strada fra Col dei Scios del Cansiglio, dove avvenivano i lanci degli alleati per rifornire la Resistenza e il borgo di Mezzomonte, gli escursionisti, appassionati di storia, hanno rinvenuto un prezioso cimelio. Si tratta dei resti di un contenitore per armi e rifornimenti, che gli aerei americani e inglesi paracadutavano ai partigiani. Il reperto sarà conservato dall’Anpi provinciale.

Sulla corte di un edificio di Mezzomonte, che durante la guerra era adibito a osteria e rivendita di generi alimentari razionati con le tessere annonarie, grazie all’iniziativa di Giuseppe Alfier è stata rinvenuta una parte del serbatoio di un aereo americano. Le persone anziane si ricordano di un aereo alleato che, all’inizio del 1945, si era schiantato sopra il borgo, a poca distanza da una grotta mimetizzata dove i giovani si nascondevano durante i rastrellamenti nazisti. I poveri resti del pilota, ricordato come l’italoamericano Ugo Sgubi, erano stati provvisoriamente sepolti nel cimitero del paese. Ogni pezzo dell’aereo venne recuperato dalla popolazione per ricavare oggetti e recipienti, così come il paracadute, trasformato in capi di vestiario. Ora sarà chiesto ai proprietari dello stabile di conservare intatta la parte di serbatoio del velivolo, quale preziosa testimonianza in vista di un futuro museo della memoria.

Sigfrido Cescut

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto