La Julia: i sabotatori hanno agito in gruppo

TOLMEZZO
Una buffonata, una goliardata, una bambinata; in ogni caso, un episodio senza alcuna giustificazione. I commenti dei vertici della caserma “Cantore” di Tolmezzo, sede del 3° Reggimento artiglieria di montagna, sembrerebbero benevoli, sdrammatizzanti. In realtà, oltre a un comprensibile imbarazzo nascondono la volontà della Julia di usare il pugno di ferro. Ragazzata? Certo, potrebbe essere. Ma chi ha sbagliato, fanno sapere, adesso rischia il carcere. Quello militare. Del resto, come spiega il generale Giovanni Manione, comandante della Julia, che di se stesso dice essere “un alpino fin nel midollo”, «chi ha sabotato alcuni mezzi dell’esercito mettendo dello zucchero nel serbatoio e sporcando gli stessi mezzi con gli spray ha commesso un reato. Un reato – aggiunge – che per i colpevoli potrebbe significare la prigione». E che la Julia abbia intenzione di chiudere quanto prima l’incidente perlomeno odioso sotto il profilo dell’immagine (anche perchè non ha precedenti) lo testimoniano tre elementi. Primo: il comandante Manione ha deciso di parlare senza remora alcuna. Secondo: è stato annunciato l’arrivo dei Ris, chiamati a dare un supporto determinante alle indagini. Terzo: è stato aperto dalla Procura militare un fascicolo per danneggiamento.
«Secondo me – dichiara Manione – si è trattato di una bambinata di qualcuno che ha male interpretato le disposizioni operative. Mi spiego: dopo il rientro dall’Afghanistan e un periodo di stasi, adesso l’attività è ripartita a mille. Bene, credo che qualche ragazzino, probabilmente stressato per la ripresa degli addestramenti, abbia avuto un colpo di testa». Poi, due precisazioni dello stesso comandante. La prima riguarda il fatto che probabilmente «ad agire non è stato un singolo soldato, ma due, tre o forse quattro»; l’altra che la motivazione della bravata «non è assolutamente ascrivibile a un malumore interno alla caserma, come qualcuno vorrebbe far credere». Manione smentisce poi le voci, riferite dal portale di informazione su sicurezza e difesa GrNet.i secondo cui sui mezzi sabotati sarebbero state dipinte con una vernice rossa spray simboli politici come la falce il martello, la A degli anarchici e anche la svastica nazista. «Credo di poter affermare con assoluta sicurezza – precisa – che chi ha usato lo spray sul parabrezza non ha disegnato alcun simbolo politico. E chi dice questo usa la fantasia». Eppure, anche ieri lo stesso portale GrNet.it insisteva sul fatto che sui mezzi sabotati sono comparsi simboli di carattere politico. Insomma, gli interrogativi restano. E il primo sorge spontaneo: possibile che nessuno abbia visto nulla? Manione replica immediatamente: «All’interno della caserma non ci premuriamo di prendere precauzioni contro noi stessi. Qualcuno, semplicemente, è sceso dalle camere e ha fatto quello che ha fatto. E chi poteva vederlo? Del resto, è come se un padre di famiglia dovesse preoccuparsi che qualcuno dei suoi familiari potrebbe rubare in casa».
Intanto, come fa capire lo stesso comandante, la macchina investigativa – per individuare quanto prima i colpevoli – è già in moto ed è affidata alla Procura militare e allo stesso comandante della Caserma che, nella fattispecie, ricopre anche il ruolo di ufficiale giudiziario.
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