LA LETTERA DEL GIORNO Chiarezza prima di tutto
Di fronte al rapido mutamento della società, si moltiplicano le ipotesi del suo futuro sostenute da fallaci progressi nelle ricerche previsionali, e da un inconscio timore legato all’avvicinarsi della fine del secolo del lavoro materiale. Nel campo della politica, dagli scenari internazionali più o meno attendibili, sentiamo declamare monologhi o mantra oramai privi di qualsiasi balsamo curativo, gli studi dei vari maître à penser, si cimentano nelle analisi più ardite per comprendere e governare la società postindustriale, ma le mirabili sintesi non sono che pagine superflue. Purtroppo con le concezioni tradizionali della politica, che si sono sviluppate in Europa nel corso degli ultimi tempi, non si riesce a dare una risposta che valga la erre maiuscola. Forse si comincia ad intuire che le implicazioni dei nostri modelli economici hanno fallito l’assunto centrale: garantire una buona qualità della vita per tutti. La grammatica normativa del sistema liberale non basa la sua forza sulla universale etica francescana, bensì sulla legge del più forte, con permessi distruttivi che si registrano quotidianamente, cambiando la fisionomia ambientale del nostro pianeta.
E oggi davvero non serve più usare l’esponente di Lyapunov, ovvero l’ indicatore della presenza di dinamiche caotiche, che misura in particolare la velocità media dell’avverarsi delle catastrofi naturali per tempi sufficientemente lunghi, stiamo oggi già assistendo a eventi che cambiano la fisionomia climatica globale. Tuttavia sono ben consapevole che non è tutta colpa della funzione antropica, ovvero l’uomo che scardina l’ordine naturale, ma è oramai scientificamente provato che stiamo dando una costante spinta al condizionamento dei fenomeni violenti e impredicibili, quindi è venuto il tempo di non relativizzare il modo vivere e di produrre, ma dire chiaro e forte che questo modello di liberalismo non è una dottrina, non è un dogma non è un metodo ma un punto di partenza per ulteriori analisi e studi e quindi si faccia una seria riflessione, collegando le varie esigenze produttive ed esistenziali con una interazione continua verso l’ambiente naturale. Penso che oggi la frase più attrattiva sia: “Esseri umani di tutto il mondo uniamoci, non abbiamo altro che il nostro habitat : la terra”.
Giuseppe Marcuzzi
Aiello del Friuli
gruppo ambientalista “Terra Nobis“
La risposta di Gervasutti
Non conosco il contributo che il signor Giuseppe Marcuzzi finora ha dato allo studio del futuro dell’uomo e del suo habitat terreno, ma confesso - senza offesa - che non gli affiderei neppure il compito di bagnarmi l’orticello, se lo possedessi. La ragione è semplice: ritengo che chiunque avanzi una proposta o esponga un’opinione, deve anzitutto essere in grado di farsi capire da chi lo legge. Non si può (è un consiglio benevolo che vale per tutti) ritenere opportuno occupare spazi di un giornale per far sapere all’improvvido lettore che “la grammatica normativa del sistema liberale non basa la sua forza sulla universale etica francescana, ma bensì sulla legge del più forte con permessi distruttivi che cambiano la fisionomia ambientale del nostro pianeta”. Di conseguenza - afferma ancora il lettore - oggi “non serve più usare l’esponente di Lyapunov”. Mah! Potrei essere anche d’accordo su questa deduzione, però nella sconfinata valle della mia ignoranza fiorisce anche la pianta del dubbio e confesso che sono dovuto ricorrere a Wikipedia per conoscere i risultati sulla stabilità dei sistemi dinamici forniti dal matematico e fisico russo. Abbia pazienza, signor Marcuzzi, non me ne voglia e non mi metta in così grosse difficoltà di fronte ai lettori, ai quali ovviamente rivolgo il medesimo invito, con mille grazie.
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