La lettera e poi l’addio: una canzone dedicata alla storia di Michele

Era l’inizio del 2017, mesi freddi di un Friuli che talvolta sa essere spietato. Arrivò in quei giorni di indolenza invernale la notizia della morte di Michele Valentini, giovane precario di Tarcento che decise per sempre di «imporre la sua assenza» togliendosi la vita e lasciando una lettera densa di lucidità, facendo il giro d’Italia.
Tantissime parole, infinite riflessioni sono scivolate via da quel giorno, cercando di dare un senso alla decisione di Michele, quando già lui stesso era stato molto chiaro nel descrivere il senso che per lui aveva la sua scelta, senza bisogno alcuno di contraddittori.
Il suo gesto, le sue parole e la sua vita, sono così rimbalzate su quella di un altro giovane, Francesco Scatigna in arte il “diplomatico”, musicista veneto di origini pugliesi che fa parte del gruppo “Diplomatico e il Collettivo Ninco Nanco”. E da una vita all’altra, da una storia di indignazione conclusasi con una scelta assoluta fino alle coscienze di quattro musicisti, ne è nata una canzone, intitolata proprio “Michele”, una delle cinque canzoni dell’album dal titolo “È tutto un falso” che è stato presentato nei giorni scorsi a Venezia.
Oltre a Francesco che canta e scrive i testi, il gruppo “Diplomatico e il collettivo Ninco Nanco”, è composto da Alberto Campagnaro (chitarra e cori), Giovanni Favaro (basso) e Tony Santini (batteria). «Sono venuto a conoscenza della lettera di Michele tramite i social – racconta Scatigna – e da lì mi sono documentato sulla sua storia. Mi ha colpito molto leggere quelle parole, che tutto parevano, fuorché parole di un ragazzo che poco dopo si sarebbe tolto la vita. Quelle sono righe colme di rabbia mista a indignazione e disprezzo nei confronti di persone che hanno fatto di questo mondo il loro bordello e di noi i loro burattini su misura».
E chissà Michele cosa ne penserebbe, di questo fatto. Della sua storia tradotta in musica e parole e cantata non con leggerezza ma con lo stesso peso di una sberla in faccia alla società, da parte di un gruppo che porta il nome di un brigante, “Ninco Nanco”, che quella società non riusciva a farsela andare bene… proprio come Michele. —
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