La maratona ha unito tre città-gioiello FOTO 1 - 2

Partita da Aquileia la gara ha attraversato Palmanova, traguardo a Cividale Folla per i 600 concorrenti all’arrivo con corteo storico e rollio di tamburi
Cividale 1 Aprile 2013. Unesco Cities Marathon. Telefoto copyright Petrussi Foto Press
Cividale 1 Aprile 2013. Unesco Cities Marathon. Telefoto copyright Petrussi Foto Press

CIVIDALE. Festa di sport e di cultura, con innesti “folcloristici”, ripetuti (e obbligati) richiami alle specialità enogastronomiche regionali, plausi al mondo del volontariato: un po’ di tutto, insomma, nella prima Unesco Cities Marathon, evento – dal felicissimo debutto: e non molti, al lancio dell’iniziativa, ci avrebbero scommesso – che ha voluto, e saputo, amalgamare le varie anime del Friuli Venezia Giulia in un mix inedito ma vincente, condito dall’abbraccio del pubblico ai seicento eroi del giorno.
Nell’insieme, dunque, una grande manifestazione… di popolo: popolo di sportivi – “praticanti” e spettatori –, di curiosi, di turisti raccoltisi al traguardo per caso o per scelta. Tantissime, già a metà mattina, le persone assiepate ai bordi della corsia di gara, da via Paolino d’Aquileia al traguardo, posizionato fra il sagrato del Duomo e il municipio: con un’ora abbondante di anticipo sui pronostici per l’arrivo del vincitore – il favorito Ruggero Pertile – ogni spazio libero si è riempito.
Folla all’arivo. Un’immagine simil-6 gennaio, quando gli stessi scenari vengono presi d’assalto per la tradizionale sfilata epifanica in costumi d’epoca: e un trait d’union fra due circostanze così distanti e diverse, in effetti, c’era, al di là dell’elemento folla.

A intrattenere la platea, prima, e poi ad accogliere via via gli alteti sono stati, infatti (eccoci ad uno dei sopra citati aspetti folk), i tamburi di guerra di Cividale, con le loro ormai celebri rullate; dietro di loro, simpatico inserto medievale nella piena contemporaneità, una rappresentanza dei figuranti cittadini: un modo come un altro per richiamare l’attenzione sull’elemento cardine della kermesse, la profonda valenza storica, cioè, che accomuna il punto di partenza, quello d’arrivo e la tappa intermedia (Palmanova) della maratona Unesco.

Tutt’attorno il brulichio dello staff dell’organizzazione, delle forze dell’ordine, della protezione civile: cornice frizzante, da grandi manovre in corso. E poi, finalmente, ecco un puntino all’orizzonte: lui, l’attesissimo Pertile (per tutti “Rero”), primo europeo in gara ai campionati del mondo di maratona e decimo ai giochi olimpici di Londra.

È arrivato dispiegando un tricolore, nel quale si è avvolto al varco del traguardo: ed è stata ovazione, così come per il secondo classificato, il trentino Massimo Leonardi, e per la medaglia di bronzo Massimo Mei, dalla Toscana. Poco più tardi è stata la volta delle donne. A conquistare il podio – e il titolo di campionessa italiana – un’altra favorita, Elisa Stefani, lo scorso dicembre vincitrice della maratona di Reggio Emilia. In gara uno spaccato d’Italia, di tutta Italia, e non solo: la maratona aveva taglio internazionale, e l’Africa si è difesa bene.

Sulla salita che precedeva il “nastro” sono sfilate le età più varie, perché – ha notato lo speaker – «la corsa è lo sport più... democratico. Chiunque può praticarla». E per chiunque, certamente, oltrepassare la linea d’arrivo è emozione forte (talmente forte da indurre, per esempio, ad una dichiarazione d’amore...in diretta). È premio di per sé, è compensazione ad uno sforzo reso ancor più oneroso, stavolta (per ammissione unanime), «dal vento, che non ha concesso tregue».
La sfilata di eroi. Uno dopo l’altro, ormai in un’alternanza uomo-donna, i maratoneti hanno toccato la meta. Sul palco, intanto – affiancato da un maxischermo, con costanti aggiornamenti sugli ultimi chilometri di gara –, le autorità procedevano alle premiazioni dei vincitori assoluti e dei più alti in classifica.

E sul trionfatore (eccoci ad un altro quadretto di folclore) pioggia di miele: l’apicoltore Gigi Nardini ha inaugurato una versione primaverile del rodato omaggio invernale – quello al primo nato del Fvg a Capodanno –, consegnando ufficialmente a Pertile un simbolico “anticipo” del suo dono, barattoli per mezzo quintale. Dalla Regione, invece, un’opera a mosaico: richiamo ad Aquileia, start della competizione, e alla matrice culturale che sottende quest’ultima.
Organizzazione ok. Impeccabile la macchina organizzativa. Nessun intoppo, a livello di traffico, in una città che per metà – dalla prima mattina di ieri – si è trovata blindata.

Tutto liscio anche in centro storico, presidiato da decine e decine di operatori della sicurezza: gran via vai specie in piazza San Francesco, dove la protezione civile aveva allestito (già venerdì) un mega tendone per l’accoglienza degli atleti. E proprio da tale location era partita, in mattinata, una mini-run rigorosamente cividalese, quattro chilometri fra le suggestive vie del centro: ottima la partecipazione.
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