La morte di Alice Bros, esplode la rabbia della mamma: "Mia figlia costretta a drogarsi"

UDINE. «Troppe cose non mi tornano. Mia figlia non era una tossica: è stata una vittima». Una presenza cancellata in modo tragico, una serie di risposte che mancano e un dolore che non passerà mai.
Laura Vanelli, la madre di Alice Bros, all’indomani della notizia dell’arresto di Jamil Shalival, lo spacciatore che il 3 ottobre ha ceduto la droga alla figlia e al suo fidanzato, non riesce a trattenere la rabbia.
«Chi dice che quel giovane ha venduto la droga ad Alice sbaglia: è stato il ragazzo che era con lei a trascinarla in questi “giochi” con gli afghani. Lei non aveva la propensione per l’eroina».
La donna attenderà la conclusione delle indagini, ma ha molti dubbi su quanto venuto a galla fino ad oggi. «Perché la Polizia insiste dicendo che Alice era mancina? Lei non aveva fatto mai nulla con la mano sinistra – afferma –. Ma altrimenti non si spiegherebbero il buco sul braccio destro.
E poi c’è un testimone che ha raccontato di averla vista stare male all’ora di pranzo, mentre si trovava con alcune persone, e di averla fatta uscire dal McDonald. Insomma, mancano ancora tante risposte».
La donna, però, aveva notato un cambiamento in Alice. «Negli ultimi mesi non era più felice, aveva smesso di ridere. È in quel periodo che deve essere successo qualcosa» riferisce.
Per Laura, il 15enne che frequentava la figlia non era la persona giusta: «Lei era allegra, intelligente, attiva, ma si era innamorata di un narciso, con tutti gli annessi e i connessi». I ricordi dei giorni prima della tragedia riaffiorano.
«Il 1° ottobre aveva cambiato status su Whatsapp e aveva scritto “Game over”. Questo, per me, voleva dire che intendeva chiudere la sua storia d’amore – aggiunge –. Il giorno dopo mi aveva anche confessato che non voleva più andare a Udine: forse aveva qualche paura che la tormentava».
Quella sera è stata lei a scrivere un sms alla madre del fidanzatino della figlia, «perché non volevo che uscisse più con Alice. Poi è arrivato il 3 ottobre, lei non è più tornata a casa. E allora forse questi momenti sono collegati l’uno all’altro».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto