La morte di Ylenia, parla il compagno: «Era in vantaggio, ma ha spinto ancora» LE FOTO
GEMONA. La loro era una storia sulle “alte cime”, fatta di sport e momenti condivisi insieme in mezzo alla natura. Denis Di Bert, il compagno gemonese di Ylenia Turina, non potrà mai dimenticarla: «Come potrei dimenticarla? - ci dice - Magari potessi! Era una donna fantastica!!!». Di Bert risponde al telefono con voce debole, lo si sente dal suo tono che gli è arrivata addosso una tempesta improvvisa e inaspettata.
Ha ancora un po’ di energia per ricordare la grande forza d’animo di quella donna, sua compagna che con lui gareggiava domenica a San Michele: «Lei aveva sei minuti di vantaggio - ci ha detto Denis Di Bert - tanto è vero che le avevo detto di recuperare perché eravamo già secondi con i punti che avevamo accumulato, ma come sempre lei voleva dare il suo meglio, voleva chiudere il Trofeo Friuli. È inspiegabile quello che è successo: Ylenia aveva un fisico incredibile, molto più forte del mio e noi ci eravamo preparati, avevamo fatto allenamento ogni sera, eravamo donatori di sangue entrambi e dunque anche controllati. Non è possibile farsene una ragione».
Soltanto venerdì scorso avevano scalato il Coglians, e prima erano stati sul Cridola fra le dolomiti friulane, oppure sulla Grauzaria sopra Moggio tanto per citare le ultime uscite a fare scalate, documentate pure sulle pagine Facebook di Di Bert, ma in questi ultimi anni quella passione per la montagna li aveva portati dappertutto: dal Pal Piccolo sul passo di Monte Croce Carnico alla via Gina del Masarach sul monte di Anduins, oppure la Gola Nordest sullo Jôf Fuart.
D’estate a trascorrere la notte sulla cima del Cjampon e ad ammirare dall’alto il gemonese, d’inverno con i ramponi e le picozze quando bisogna sapere dove c’è la neve fresca per non rischiare: «Avevamo seguito anni addietro - ricorda Di Bert - un corso per scalatori e da allora avevamo cominciato a condividere questa passione. Certo, ci è anche capitato di perderci, ma insieme avevamo accumulato una buona esperienza». Lui la conosceva da oltre dieci anni, si erano trovati sul posto di lavoro all’Alpe Adria di Cassacco, ma questa condivisione di esperienze sportive era sbocciata soltanto negli ultimi anni: «Era una cosa - ricorda Di Bert - che lei viveva con grandissimo entusiasmo: andavamo in montagna ogni venerdì quando avevamo giornata libera e la domenica quando non aveva i bambini. Ci allenavamo quasi ogni sera: anche con la nostra squadra di bici oppure con i colleghi di lavoro, lei raccontava sempre con grande enfasi ed euforia dei posti che scalavamo oppure dei panorami che ammiravamo».
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