La nonna: «Conoscevo Mirco da 18 anni»
UDINE. La voce che risponde, dietro alla porta, è quella di una persona prostrata nel dolore. Il volto è stanco e racconta di una notte passata in bianco che si svela, una volta in più, quando lei, la nonna paterna di una delle due ragazze accusate dell'omicidio del 66enne udinese Mirco Sacher, apre il battente di casa. E mette subito le mani avanti: «Guardi, mi dispiace, non sappiamo come stanno le cose, io sono solo la nonna e sto già abbastanza male».
Un dolore, a dirlo è lei stessa, duplice perché legato sì alla situazione della nipote, ma anche alla fine del suo presunto molestatore. È infatti a lui, a sorpresa, che la donna rivolge il suo primo pensiero parlandone come di un uomo per bene. «Sto già abbastanza male - afferma - perché è una persona cara che non c'é più. E poi mia nipote...».
La voce si rompe, lei vorrebbe dire altro, sfogarsi, ma invece taglia corto e chiude la porta. Salvo poi aggiungere poco dopo al citofono: «Non so come sia potuto succedere, lo conoscevo da 18 anni, non dico altro, scusi».
È la nonna l’anello di congiunzione tra l'ex ferroviere Sacher e le due giovani. L’uomo, raccontano nel quartiere popolare di Udine dove la nipote risiede con la madre, era di casa nell'abitazione della nonna che dista solo poche centinaia di metri da quella della ragazza. La vita della 15enne si snoda in questo fitto di vie, abitazioni e persone. Volti noti tra i quali c’è anche quello di Mirco Sacher. Uno "di famiglia". «Uno che frequentava quasi quotidianamente la casa della nonna», raccontano ancora nel quartiere dove si vocifera che tra i due ci fosse anche qualcosa di più, un legame affettivo di lunga data.
Da fuori regione, dove lavora come operaio, nel frattempo è rientrato anche il papà della giovane, «sconvolto» testimoniano gli amici della zona che hanno fatto quadrato intorno a lui per difenderlo dall'assalto della stampa. Ieri, in quelle vie densamente abitate, non si parlava d'altro che della vicenda delle due ragazze e in particolare di alcuni dettagli come quello relativo alla fuga in auto. Possibile - si chiedono i conoscenti - che sapessero guidare? A soli 15 anni? Per di più in autostrada? «Noi non le avevamo mai viste al volante», assicura un gruppetto di coetanei che nel tardo pomeriggio di ieri si è ritrovato sotto lo stabile dove vive una delle due giovani, quasi nella speranza di avere notizie fresche, che però non sono arrivate, lasciando la gente, orgogliosa di dirsi parte di una grande famiglia, a ripercorrere i dettagli ormai noti di una vicenda che nessuno, in quest’angolo di Udine, si sarebbe atteso.
Maura Delle Case
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