La notte di paura di una friulana a Vienna «Fuga nei sotterranei e nascosta per ore»

il racconto
È rimasta nascosta per ore assieme ai suoi amici. Seduta sulle scale di un edificio, mentre Vienna, fuori, era piombata nel terrore. Mentre le sirene riempivano l’aria, mentre la paura prendeva il sopravvento, tra spari e grida. Camilla Tepin Rizzi, 23 anni, si trovava in un ristorante libanese in centro al momento dell’attentato.
La sera prima del lockdown per il Covid in città c’era voglia di uscire, di ritrovarsi a cena. Poi, tutto ha perso i contorni della normalità. Tutto si è fatto veloce, una corsa alla ricerca di un luogo dove mettersi al riparo. «Non volendo rimanere nel locale a piano terra con la porta di vetro – racconta –, siamo tutti scesi di sotto dove c’erano altre persone nascoste. Poi, abbiamo attraversato un corridoio sotterraneo: eravamo nella Vienna sotterranea. Siamo sbucati in un altro palazzo di uffici. Siamo saliti fino all’ultimo piano dove finalmente ci hanno aperto la porta e io e i miei colleghi con cui lavoro, una quindicina in tutto, siamo rimasti sulle scale con la proprietaria di casa che ci dava conforto e che ci avrebbe fatto entrare nel peggiore degli scenari».
Camilla lì si sente al sicuro. «Le altre persone sono rimaste nel bar sotterraneo del ristorante – afferma – dove non siamo voluti restare perché se gli attentatori fossero arrivati non avremmo avuto via di scampo. Siamo rimasti nascosti fino alle 2.30. Poi la polizia ha dato il permesso di riportarci a casa». Camilla scrive ai genitori che si trovano a casa, li aggiorna, cerca di tranquillizzarli. La mamma, Dania Driutti, originaria di Pozzuolo, ci vive da sette anni a Vienna ed è diventata la presidente del locale Fogolâr Furlan. «Questo è un colpo durissimo per una città in cui si sta bene e ci si sente al sicuro» dice. Quelli vissuti lunedì sera da lei e da suo marito sono stati momenti di grande angoscia. «Sapevo che mia figlia era uscita con alcuni amici per approfittare dell’ultima serata prima del “coprifuoco” – racconta Dania –. A un certo punto i gestori del locale hanno chiuso tutti i clienti all’interno, li hanno fatti spostare dalle finestre e hanno dato loro la possibilità di spostarsi nei sotterranei. All’esterno, intanto, si sentivano le sirene dei mezzi delle forze dell’ordine e la città sembrava veramente sotto assedio. Io sono rimasta in contatto telefonico con mia figlia per tutto il tempo, sono stati momenti di grande paura».
L’ordine della polizia è stato quello di non uscire di casa. «Ci è stato detto di stare chiusi nelle nostre abitazioni perché altri attentatori avrebbero potuto essere ancora in libertà – aggiunge Dania –. Ho sentito telefonicamente e via messaggio gli altri friulani in città e stanno tutti bene. Qualcuno, al momento dell’attentato, si trovava in un ristorante ed è rimasto anche lui bloccato dentro per tutta la serata perché nessuno, per sicurezza, poteva uscire per strada».
Un attacco che ferisce, che colpisce al cuore la città. «Abbiamo ricevuto tanta solidarietà e affetto dai nostri corregionali da tutte le parti del mondo – prosegue Dania –. Non ce lo aspettavamo un fatto simile in una città così tranquilla. Ci stringiamo alle vittime e alle loro famiglie. Noi crediamo nella pace. Rimaniamo uniti, perché nessuno può vincere contro una comunità unita». —
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