La notte più buia per le case di riposo: ecco chi sono le vittime in provincia di Udine e Pordenone

Se ne sono andate via per sempre la notte di Pasqua Elvira, Ida, Maria e Rosa. Senza l’ultima carezza dei loro cari, senza la parola dolce e di conforto di un figlio o di una nipote. È stata la notte più buia alla casa di riposo Brunetti di Paluzza. Quattro vittime, quattro addii lontane dai parenti, lontane dal sorriso di chi per una vita le aveva amate.

Salgono così a 11 le morti nella struttura del piccolo centro carnico dove attualmente ci sono una sessantina di contagi tra gli ospiti e una ventina tra gli operatori. Registrati, nel fine settimana di sabato 11 e domenica 12 aprile, anche due decessi nel Pordenonese.



ed era ospite della casa di riposo da cinque.  Da giovane era emigrata dal suo paese d’origine, Cercivento, prima in Svizzera poi in Germania dove aveva lavorato come operaia in una fabbrica di apparecchi elettrici vicino a Monaco.

Raggiunta l’età della pensione era poi rientrata in Friuli per dedicarsi alla sua famiglia alla fine degli anni Ottanta. Da Cercivento si era poi spostata a Paluzza. Una donna generosa e altruista. Lei, che aveva lo stesso nome della mamma, amava andare a raccogliere le erbe spontanee per poi regalarle. “Per prima a me – dice la nipote Monica -, era conosciuta da tutti perché faceva lunghe camminate ogni giorno e tornava con il suo grande mazzo di erbette. Era diventata una grande esperta di piante e di fiori. Aveva un grande cuore”.

Osoppo. Rosa Forgiarini è mancata sabato nella casa di riposo di Paluzza all'età di 92 anni. Ad agosto, Rosa avrebbe compiuto 93 anni: proveniente da una famiglia di Stalis di Gemona, Rosa Forgiarini era venuta a vivere a Osoppo nel 1961 con la sua famiglia dopo un breve periodo in cui quest'ultima aveva abitato a Taboga di Gemona. Nella sua vita, Rosa Forgiarini aveva sempre accudito la sua famiglia e aveva lavorato nei campi accanto a casa.

Nella casa di riposo di Paluzza, Rosa Forgiarini era entrata nell'ottobre dell'anno scorso. Dopo alcuni anni, in cui era stata seguita da una badante, la sua famiglia aveva valutato che quella fosse la scelta migliore per lei, visto anche l'avanzare dell'età. Fin dall'inizio, Rosa Forgiarini si era trovata bene nel soggiorno per anziani carnico, la struttura più vicina che al momento della richiesta aveva dei posti liberi. Purtroppo, con l'arrivo della pandemia corona-virus, l'anziana non ce l'ha fatta. Rosa Forgiarini lascia i figli Gianfranco e Mariapia, e il fratello Antonio. I funerali saranno celebrati in forma privata.

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Trasaghis. Si era occupata della chiesa del piccolo borgo di Avasinis per vent'anni. Maria Di Gianantonio, 86enne, era stata la perpetua nella frazione di Trasaghis. Era molto conosciuta in paese come una donna mite, molto riervata ma sempre disponibile a dare una mano a chi ne avesse bisogno.

Ospite della casa di riposo Brunetti di Paluzza da quasi un anno, lascia la figlia Giannina. "Dispiace molto - ha riferito - non esserle stata accanto negli ultimi giorni e non averla potuta salutae. Da alcuni anni era un po' debilitata dopo essere caduta alcune volte. Fa male pensare che se ne sia andata da sola".

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Valvasone Arzene. Ha lottato fino all'ultimo respiro per venti giorni, poi il peggioramento delle sue condizioni causato dal coronavirus non le ha dato scampo. La comunità di Valvasone Arzene si stringe attorno ai familiari di Elda Benvenuti, 99 anni. L'anziana era ricoverata alla Rsa di San Vito al Tagliamento. Soffriva di patologie pregresse.

Quando il quadro clinico si è aggravato, è stata trasferita all'ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone, dove è spirata la notte della vigilia di Pasqua. A Valvasone- Arzene sono in crescita le persone che hanno superato il coronavirus. Fra i guariti, anche il medico di base di San Martino, che esercita a Valvasone e ha già ripreso a visitare i suoi pazienti.

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Caneva. Sgomento e dolore per un nuovo decesso, il quarto, dall’inizio della pandemia di Covid-19. È scomparsa Gianfranca Cadorin, 73 anni, da giorni ricoverata in terapia intensiva all’ospedale civile di Gorizia dove, hanno affermato i familiari, «con il sorriso ha lottato fino alla fine». La scomparsa di Gianfranca Cadorin ha destato commozione. L’annuncio è stato dato dal sindaco Andrea Gava, che in un post ha scritto: «Il dolore è grandissimo. In questo tristissimo e difficile momento ci stringiamo alla famiglia Manfè – Cadorin, al marito Vitaliano ai figli Lorenzo e Gianluca e ai familiari tutti».

Sui siti Facebook di Caneva tanti sono stati i messaggi di cordoglio per la scomparsa di Gianfranca, donna dalla grande forza d’animo e di infinite risorse. Aveva sempre mantenuto cordialità e delicatezza nei rapporti con gli altri, ricordano tutti coloro che l’hanno conosciuta, anche affrontando il grave infortunio sul lavoro che, tempo fa, ha colpito il figlio Lorenzo. In tanti la ricordano protagonista nel coro della chiesa parrocchiale di “San Tomaso Apostolo”.

Una vita, la sua, di completa dedizione alla famiglia e valorizzazione delle iniziative sociali a Caneva, anche con il gruppo di “ginnastica dolce”. «Gianfranca Cadorin – ha sostenuto il sindaco Gava – mancherà a tutti coloro, tanti, che la conoscevano e vogliono ricordarla con le parole dei figli, con la sua lotta fino alla fine con il sorriso. Tante le persone che, appena appresa la triste notizia hanno porto le condoglianze al marito Vitaliano ai figli Lorenzo e Gianluca, ai familiari. Da stabilire la data delle esequie, che in conformità con le normative vigenti si svolgeranno in forma privata.

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