La nuova tappa tra le mura di Venzone
UDINE. Domani lunedì il viaggio del Messaggero Veneto nei comuni terremotati farà tappa a Venzone. Il secondo dei 20 inserti da collezione sarà dedicato alla cittadella medievale ricostruita com’era e dov’era con la tecnica dell’anastilosi.
Dopo Gemona, racconteremo il 6 maggio e il 15 settembre 1976 a Venzone. Lo faremo con i protagonisti di allora e il contributo dei lettori. Oggi pubblichiamo, infatti, le immagini scattate da Claudio Calderari. Lo faceva di domenica quando tutti potevano entrare nella cittadella distrutta dal terremoto. Durante la settimana, infatti, il centro era aperto solo ai volontari e a chi lavorava per liberare quello che era rimasto dalle macerie.
Calderari abitava a Stazione Carnia, ma andava a Venzone a trovare i familiari. Il padre era il titolare del panificio Calderari. Il terremoto distrusse anche il panificio che dopo il 6 maggio non ha più riaperto. Oggi in quei locali c’è lo spaccio della latteria.
«La sera del 6 maggio, dopo la scossa, io e mia moglie siamo scesi a Venzone perché i nostri figli erano entrambi dai nonni e dalla zia» racconta Calderari fermandosi un attimo quando ricorda che, nella casa pochi metri più avanti a quella dei suoi, sono morti «mio nonno, mio zio e mio cugino». Quel ricordo interrompe il suo racconto. «La strada - continua - era piena di macerie».
Quel ricordo sempre vivo nella memoria dei venzonesi riaffiora a ogni commemorazione anche se, dal punto di vista architettonico, gli edifici sono gli stessi di allora. «Anche il panificio è stato rifatto, per certi versi, - ammette Calderari - meglio di prima del terremoto quando alcuni particolari storici erano coperti dagli intonaci».
La testimonianza di Calderari è solo una delle tante arrivate in redazione nel corso di questo viaggio che si concluderà il 23 maggio. Domani, come detto, sarà in edicola il secondo fascicolo da collezione.
I lettori potranno raccogliere nella cartellina che a breve riceveranno in omaggio. Invitiamo anche i venzonesi a raccontarci i loro ricordi, a inviarci le immagini scattate nella cittadella diventata un “caso” nazionale. Venzone da sempre è monumento nazionale e il vincolo delle belle arti ha salvato il suo aspetto.
Racconteremo tutto questo assieme ai lettori, ai quali rinnoviamo l’invito a interagire con il Messaggero Veneto. La documentazione sarà pubblicata sul giornale di carta e sul sito www.messaggeroveneto.it.
Il progetto 1976-2016 è stato pensato, in collaborazione con la Regione, il museo Tiere Motus di Venzone, Bluenergy e la banca Friuladria, per costruire il portale della memoria che, alla fine del viaggio, regaleremo ai friulani. All’iniziativa collaborano anche la Cineteca del Friuli mettendo a disposizione dei lettori i filmati storici e il Craf (Centro di ricerca e archiviazione della fotografia) che non ha esitato ad aprire i suoi archivi per rendere pubblico un patrimonio caratterizzato da centinaia di immagini scattate nel 1976.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto