La piastrina ritorna a casa con le badanti
CAMINO AL TAGLIAMENTO. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe “tornato a casa” grazie a eBay e su un pullman di badanti ucraine! Di Giuseppe Liani, caminese classe 1919, alpino del Vicenza, si erano perse le tracce il 21 gennaio 1943, nei pressi di Kopanski, nel gelido inferno russo.
Un tragico destino comune a migliaia di ragazzi con la penna nera “congedati” dalla vita con un «risulta tuttora disperso» a firma di un pezzo grosso dell’esercito italiano. Disperso nelle implacabili nebbie del tempo e della storia. Ma ora, dopo 70 anni, una parte di Giuseppe torna a casa: la sua piastrina di riconoscimento è stata ritrovata in un intrecciarsi di vicende che sono la trama perfetta di un film o di un libro.
Il primo libro. Tre anni fa, Corrado Liani, nipote di Bepi, aveva dato alle stampe “Mamma non sono tornato”, un bel volumetto in cui, con Guido Aviani Fulvio ed Ermanno Dentesano, ricostruiva la storia dello zio attraverso lettere e disegni trovati nella soffitta di casa. Un delicato “libro cuore” che ci restituiva un giovane artista dai sentimenti profondi e capace di donarci episodi, immagini e visioni lontane attraverso i suoi precisi e nitidi disegni, attraverso diari e lettere di guerra in cui - tra Grecia, Albania e Russia - ci racconta la storia vera, più forte di quella scritta sui libri.
Questa eredità nascosta di Bepi fu in fin dei conti l’occasione per conoscere e capire - come scriveva Corrado nel 2010 - «la personalità di un giovane sensibile, innamorato della vita e della natura, delle radici friulane e dell’amicizia (come quella, bellissima, disinteressata e ideale, con Gianna Pinat, sua madrina di guerra): incontriamo un uomo ligio al dovere (aveva lo speciale incarico di assistente del ministro Bottai) che andò in Russia intuendo fin da subito come sarebbe finita». Prima di sparire nel nulla, Bepi Liani fu accanto all’ufficiale medico Italo Fabbrini nell’assistenza ai commilitoni più gravi durante la tragica ritirata». Poi l’oblio, fino a quando, il 24 settembre 2011, non si accese la luce di... una e-mail.
La luce di Genova. «Buongiorno, mi chiamo Beda Mosè, abito in provincia di Genova e sono parente di un disperso in Russia. Volevo segnalarvi che su eBay è in vendita la piastrina di riconoscimento di un vostro concittadino: Liani Giuseppe, classe 1919, di Giuseppe e Maria, che dal sito del Ministero della difesa risulta caduto il 21/1/1943 in Russia». Disperso, non caduto, ma dopo 70 anni cambia poco. Però questa e-mail - arrivata con alcune immagini a Mara Comuzzi, in Comune a Codroipo - per Corrado cambia tutto, anche il titolo del libro che, ristampato in questi giorni sempre da Aviani, è diventato “Mamma non sono tornato... ma la piastrina sì!”.
Delusione russa. Corrado Liani apprende la notizia dall’amico Giulano Venier, che lavora in Comune a Camino, mentre si trova all’estero. Prima chiama l’esperto, l’amico Guido Aviani Fulvio, per stabilire - attraverso la verifica incrociata di immagini e dati - l’autenticità o meno della piastrina. Ricevuto l’ok, chiede alla propria collaboratrice Paola di provvedere all’acquisto su eBay. E qui arriva la brutta sorpresa: l’asta risulta chiusa! Chi è il venditore e perché è chiusa? Scopre che si tratta di Sergey Chikhirev di Volgograd e successivamente saprà che l’uomo si era ritirato perché offeso dalle accuse di sciacallaggio che gli erano arrivate. Così torna il buio. Che si fa?
Vadim, l’asso nella manica. Chi conosce Liani sa che non si arrende mai, soprattutto quando le cose sembrano impossibili. Come questa. Riflettendo, scopre di avere un asso ucraino nella manica: si chiama Vadim Krynicki e con la madre Katerina si alterna nell’assistenza di Angelin, l’anziano papà di Corrado e fratello di Bepi. Vadim è generoso, sembra quasi che sia stato il destino a mandare a Camino questo Maciste dal cuore d’oro innamorato della pittura come Bepi. A 65 anni di distanza, in circostanze certamente diverse, è venuto dall’Ucraina a casa dell’alpino disperso.
Corrado allora elabora il piano: magari parlando con Sergey, tra russi e in russo, Vadim riesce a risolvere il problema. E così avviene. Sergey, collezionista di oggettistica militare, spiega a Vadim - che nel frattempo è tornato in Ucraina - i motivi del ritiro dall’asta e al telefono gli fa capire di comprendere quanto seria e nobile sia la richiesta che viene dal Friuli. E dopo aver conosciuto per sommi capi la storia di Bepi gli dice: «Tovarisch, non preoccuparti, ti mando gratuitamente la piastrina del caporale Liani Giuseppe a casa tua, a Komorovo, in Ucraina, con le poste russe». Dopo 15 giorni, Vadim ha la piastrina in mano e telefona a Corrado per comunicargli il successo della missione russa.
L’alpino Liani torna a casa. Il giovane badante sa bene che con sé porta un piccolo tesoro e nel suo italiano rassicura Liani: «Io no manda per posta, io porto in mia tasca quando torna a Camino». «E così ha fatto un paio di mesi dopo - conclude l’autore del libro -: la piastrina di Bepi, partita con lui con la tradotta militare da Gorizia nell’agosto 1942 è tornata dalla Russia in tasca a Vadim in bus, in compagnia delle badanti che vengono ad assistere i nostri anziani. A 70 anni di distanza, due viaggi diversi, ma a loro modo simili, in quanto entrambi carichi di umanità, per un doveroso pareggio che la Storia ha saputo operare».
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