La prima unione civile è di due donne

Il sindaco di Cormòns ha celebrato il matrimonio in Comune nel più stretto riserbo alla presenza soltanto dei testimoni
Di Matteo Femia

NS. Hanno scelto una cerimonia semplice e molto discreta, svoltasi in gran segreto nella prima mattinata di ieri poco prima delle 8.30. Il sindaco ad officiare, e due testimoni accanto a loro: non c’era nessun altro alla prima unione civile che abbia visto protagonista una coppia omosessuale nel Comune di Cormòns.

Ad ufficializzare il loro amore sono state due donne, che non hanno voluto rendere pubblici i loro nomi a difesa della propria privacy. Nessuna delle due è originaria della nostra zona: le due spose arrivavano infatti rispettivamente dalla Sicilia e dal Perù, sebbene la signora italiana sia residente da qualche tempo nell’Isontino. Entrambe tra i 30 e 40 anni d’età, si sono unite con rito civile come prevede la legge Cirinnà approvata da meno di un anno. Come detto, la cerimonia è stata tenuta segreta su volontà espressa delle due donne: non sono state infatti esposte pubblicazioni, non previste dalla legge per le unioni civili a differenza dei matrimoni. Non solo: il rito doveva inizialmente essere officiato sabato mattina. Già stabilito l’orario: la cerimonia doveva tenersi in Comune alle 11.30. Probabilmente, però, per evitare clamore (negli stessi spazi del municipio cormonese sabato mattina si terrà infatti la conferenza stampa dell’EcoMaratona del Collio, con un viavai di persone molto significativo attorno a quell’ora), hanno scelto improvvisamente di anticipare l’evento: «Si, l’unione civile inizialmente avrebbe dovuto tenersi sabato mattina - conferma il sindaco Luciano Patat - ma mercoledì sera sono stato contattato dagli uffici: la cerimonia si sarebbe svolta con grande segretezza e discrezione la mattina successiva alle 8.30. E così è stato: accanto alle due donne c’erano i due testimoni, e nessun altro. Hanno voluto mantenere il più stretto riserbo a difesa della loro privacy. Posso dire che una delle due è originaria della Sicilia, l’altra proveniente addirittura dal Perù». E così, proprio nelle fasi finali del proprio secondo mandato che scadrà tra qualche settimana quando ci sarà il rinnovo dell’amministrazione comunale, Patat ha potuto chiudere, possiamo dirlo, in bellezza, certificando un’unione tra due donne che è diventata un diritto solo da pochi mesi dopo anni di battaglie su tutto il territorio nazionale. Un tema che non aveva mancato di creare forti polemiche anche nell’Isontino solo qualche anno addietro, quando, proprio in segno di vicinanza verso i diritti degli omosessuali, l’allora presidente della Provincia Enrico Gherghetta aveva celebrato - proprio per sollevare il dibattito sulla necessità di giungere ad una legislazione che riconoscesse questo diritto - un matrimonio gay che però non poteva ancora avere valenza legale: era il febbraio 2013, e in quell’occasione Gherghetta aveva unito tra loro due uomini. In quell’occasione la festa fu grande: si svolse a casa Morassi davanti a decine di invitati, parenti ed amici della coppia. Stavolta invece le due donne hanno scelto di vivere questo momento di celebrazione del loro amore in modo del tutto privato e discreto.

La cosa che conta, comunque, è che si siano potute unire legalmente: cosa che è possibile dallo scorso maggio, da quando cioè la legge Cirinnà è entrata in vigore rendendo l’Italia il 27° Paese europeo che riconosce legalmente le coppie omosessuali e regolamenta le convivenze al di fuori del matrimonio. Era infatti l’11 maggio 2016 quando il ddl Cirinnà, dopo aver sollevato discussioni approfondite e conseguenti polemiche per mesi sia in Parlamento che nell’opinione pubblica, ha ottenuto il sì definitivo alla Camera. Rispetto alla proposta di legge originaria, però, è stato stralciato un punto che tuttora è fonte di posizioni molto diversificate nel Paese: l’articolo 5 sulla “stepchild adoption”, l’adozione del figlio del partner, è stato infatti tolto dopo essere stato osteggiato fortemente dal mondo conservatore e da parte di quello cattolico. Tutti ostacoli che però non hanno impedito il coronamento del percorso di approvazione della legge relativa al diritto delle coppie omosessuali di poter vedere riconosciuto ed ufficializzato il proprio amore di fronte alla legge. E così ieri mattina a Cormòns due donne hanno avuto finalmente la possibilità di certificare il loro legame affettivo.

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