La protesta dei genitori degli alunni: "Troppi i compiti a casa"

Ore di esercizi al giorno, impossibile per molti studenti svolgere altre attività.  La sfida dei presidi: devono occupare un tempo limitato, va ripensata la didattica

UDINE. Cinquanta esercizi di matematica come compiti per casa. Da eseguire in un fine settimana. Risultato? Domenica chiusi in casa. Studenti e i genitori ad aiutarli. La gita fuori porta, quella, si farà un’altra volta. E i primi a lamentarsi sono i genitori. C’è però chi vuole cambiare rotta. Riducendo i compiti, innovando la didattica e utilizzando una parte delle ore in classe per consolidare e approfondire le nozioni imparate al mattino.



I primi a proporlo sono i dirigenti scolastici degli istituti comprensivi di Udine e Provincia. Dicendosi in parte d’accordo con la petizione “Basta compiti”, promossa tre anni fa da un preside di Genova, che ha raccolto 30 mila adesioni. In parte, perché più che abolirli totalmente loro puntano a diminuirli. Di questo ne è convinta Patrizia Pavatti, dirigente del Convitto nazionale Paolo Diacono di Cividale del Friuli.

«Se si continua a dare una mole di compiti – afferma – si ottiene l’effetto contrario per i ragazzi che non li considerano più come un’opportunità di crescita e di conoscenza. I compiti non devono appesantire la vita degli studenti che non possono vivere di sola scuola ma hanno bisogno di frequentare società sportive, culturali, luoghi di aggregazione e di coltivare il loro tempo libero in cui hanno occasione di trovare stimoli nuovi e interessanti.

Non dico che si debba eliminare i compiti, ma la riflessione domestica, che serve, deve essere limitata e costante e così può diventare un piacere». È necessario, insomma, «ripensare completamente il metodo tradizionale della scuola per farla diventare molto più dinamica e pratica».

Non pretendiamo di avere figli fenomeni


Orario limitato, dunque, per i compiti. Si dice favorevole anche il dirigente scolastico dell’istituto comprensivo Udine 3 Paolo De Nardo. «Sono convinto – dichiara – che i compiti devono essere fatti in quanto responsabilizzano gli studenti e servono per consolidare quanto appreso a scuola. Detto questo, essi devono occupare a casa un tempo sicuramente limitato».

Una scelta, questa, che impone un nuovo modo di ripensare la scuola. «Concordo sul fatto che i compiti andrebbero aboliti – dice il dirigente scolastico Vittorio Del Bianco – prevedendo nell’orario scolastico un potenziamento delle attività di verifica e di approfondimento delle conoscenze. È chiaro che una didattica senza compiti a casa comporta inevitabilmente uno stravolgimento della didattica stessa altrimenti è impensabile poterla attuare e mi riferisco in particolare alle scuole primarie.

Si dovrebbe prevedere un cambiamento radicale nel modello giornaliero organizzativo. Deve nascere una scuola innovativa e per farlo occorre anche il contributo da parte delle istituzioni». «Nel momento in cui la scuola è organizzata in modo diverso – conclude – anche durante l’estate invece che i compiti potrebbero essere proposte altre tipologie di attività puntando sulle attitudini degli studenti e su quello in cui sono maggiormente portati».

Si deve dunque giungere a un «equilibrio». Ad affermarlo è il pedagogista Roberto Ronutti, vicepresidente dell’Anpe (Associazione nazionale dei pedagogisti italiani ) Fvg. «Rispetto alle scuole del Nord Europa – spiega – dove il lavoro dei ragazzi a casa è inglobato all’interno dell’orario scolastico, in Italia siamo ancora indietro. Abbiamo famiglie costrette a stare chiuse in casa il fine settimana per i compiti. Non è concepibile.

Se si riuscisse ad affrontare il 70-80 per cento del lavoro in classe con un metodo di lavoro efficace occupando a casa solo il tempo necessario per i ripassi e i potenziamenti, pari a un 20 per cento e quindi un massimo di due ore, si raggiungerebbe un equilibrio ideale per lasciare i ragazzi poi liberi per altre attività. Purtroppo, non siamo ancora pronti per questo, contiamo solo alcune sperimentazioni».

«I ragazzi non possono stare – continua – 6 ore a casa per i compiti, devono avere una vita sociale perché la scuola non va vissuta come un sovraccarico né per le famiglie né per gli studenti che, al tempo stesso, non devono essere considerati dai genitori dei superman in grado di far tutto».

Lamentele dei genitori sono state raccolte anche dall’associazione “Genitori in Onda”. Come conferma la presidente Paola Lerussi. «Si tratta di un argomento molto soggettivo – dice –, pur dedicandoci ad altre tipologie di attività, ci arrivano proteste per la mole di compiti soprattutto nei week end a tal punto che mamme e papà non posso fare nulla». L’associazione alla scuola secondaria di primo grado Fermi di Udine ha attivato “Fermiamoci al doposcuola”, attività di sostegno allo studio. Insomma, basta a ore e ore di compiti. La scuola del futuro vuole essere diversa.

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