La Provincia: così la Exe si riprenderà
UDINE. La Provincia di Udine fa quadrato attorno a Palm’è srl. Dopo il diktat lanciato nei giorni scorsi dal sindaco di Palmanova, Francesco Martines, contro l’impianto da 6 milioni di euro per il recupero dei residui dello spazzamento stradale, ora l’assessore all’ambiente Carlo Teghil difende la strategicità del progetto. «È un’operazione valida - dice - e non crea problemi ambientali. Inoltre è un anello fondamentale sia per il piano regionale dei rifiuti sia per garantire il futuro della Exe».
La controllata pubblica (il 99% delle azioni di Exe è in mano a enti locali) scommette dunque su Palmanova per la ripresa dopo un 2012 nero, che ha chiuso con un buco di bilancio superiore ai 2,3 milioni. Insomma, per dirla con le parole di Teghil, «il progetto della Palm’è (60% Exe e 40% Daneco, ndr) non va ostacolato». E ancora: «Dobbiamo fare chiarezza su questo progetto perché il processo produttivo, coperto da diversi brevetti industriali nazionali ed europei, assicura il raggiungimento delle migliori performance produttive e offre le massime garanzie dal punto di vista ambientale».
Stando alle carte, dalla lavorazione dei materiali di recupero si otterrà oltre il 70% di materia riutilizzabile. Sabbia e ghiaia recuperate diventano così la base per calcestruzzi, conglomerati bituminosi, malte e aggregati per le imprese. «Un risparmio sia in termini economici sia ambientali – sostiene Teghil – perché eviteremo i prelievi in cava e limiteremo lo smaltimento in discarica». A pieno regime a Palmanova arriveranno circa 13 mila tonnellate di materiali provenienti dallo spazzamento stradale dell’intera regione di cui oltre la metà raccolti in provincia di Udine.
La lavorazione rimetterà sul mercato circa 9 mila tonnellate di inerti da costruzione. In più si eviterà l’attuale spola con Bergamo e Trento per il conferimento dei rifiuti da spazzamento. «In termini economici, oltre alla creazione di alcuni posti di lavoro, si registreranno i minori costi nel trasporto del rifiuto quantificabili in almeno 300 mila euro l’anno – assicura l’assessore – . Tra le voci positive vanno poi aggiunti gli introiti derivanti dalla vendita della nuova materia prima. Profitti si potranno ricavare anche dall’utilizzo della struttura da parte di regioni ed enti locali contermini».
Martines nei giorni scorsi chiudeva all’ipotesi Palm’è perché l’impianto sarebbe «insalubre» e «troppo vicino a un centro abitato». «Exe e Daneco utilizzeranno macchinari e procedimenti all’avanguardia – ribatte Teghil –, è previsto un efficiente sistema di trattamento delle acque e tutte le lavorazioni verranno effettuate all’interno di un capannone mantenuto in depressione, un’ulteriore precauzione per evitare ogni possibile dispersione di odori e polveri. L’intero progetto è stato sottoposto al servizio regionale Via che, proprio per le limitate implicazioni sull’ambiente, ha ritenuto non fosse necessario sottoporlo alla Valutazione di impatto ambientale».
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