La Provincia porta la Regione in tribunale
PORDENONE. Dopo che il Tar ha chiuso la porta, la Provincia di Pordenone bussa al tribunale ordinario di Trieste citando la Regione per l’annosa vicenda del catasto stradale.
Secondo il tribunale amministrativo – come da sentenza dello scorso agosto - , compete al giudice ordinario decidere sulla revoca del contributo regionale (ben 605 mila euro), concesso per realizzare il catasto delle strade provinciali. Questo perché rientrano nella giurisdizione ordinaria, coinvolgendo posizioni di diritto soggettivo, le questioni relative a «modalità di utilizzazione del contributo e verifica sull’esatto adempimento degli impegni assunti al momento della domanda».
E così, nell’ultima seduta di giunta, l’amministrazione Ciriani non ha potuto fare altro che dare mandato ai propri legali di proseguire davanti al tribunale ordinario. Una scelta obbligata vista l’entità del contributo.
Non solo. La Provincia aveva citato davanti al giudice di Trieste anche la ditta Geothecnos, che aveva vinto l’appalto attraverso De Rerum Natura (ndr acquisita nel 2010), per ricevere un titolo che accerti la proprietà dei dati relativi al catasto delle strade e il fatto che gli stessi possano essere utilizzati e gestiti per finalità pubbliche. Ma anche in questo caso si è trovata davanti a un’altra porta chiusa. Il tribunale infatti, come si legge in una delibera di giunta approvata sempre l’altro giorno, «ha dichiarato inammissibile la domanda per essere la stessa di competenza della sezione specializzata del Tribunale in materia brevettuale in forma collegiale».
Ecco allora che, anche in questo caso, la Provincia si rivolgerà ai giudici che si occupano nello specifico di brevetti. Un doppio giudizio per raggiungere lo stesso obiettivo: ottenere i fondi revocati ed evitare che quelle risorse vadano a gravate, assieme alle conseguenze giudiziarie del caso, sul bilancio dell’ente pubblico.
Il catasto delle strade – obbligo di legge dal 2001 sia per le concessionarie autostradali che per le reti stradali - è diventato un caso giudiziario tre anni fa, ma il suo iter è più complesso Nel marzo del 2006 la Provincia di Pordenone ha varato il disciplinare per la realizzazione del sistema informativo stradale delle Province di Pordenone, Udine e Gorizia. Nello stesso anno ha appaltato il servizio e nel 2007 ha approvato in via definitiva i verbali di gara: quest’ultima è stata aggiudicata a un’associazione temporanea di imprese che aveva come capofila De Rerum Natura di Pesaro. L’operazione contava anche su un finanziamento di Cassa depositi e prestiti per circa 1,8 milioni. Finanziamento che è stato anche bloccato quando è nato il contenzioso tra enti locali. Il braccio di ferre verte sulla proprietà dei dati raccolti – la Regione la rivendica - e la diversa interpretazione giuridica che ne viene data. Interpretazione che non è legata semplicemente a cavilli bensì ai termini in cui è stato steso il bando.
L’amministrazione Ciriani, che ha ereditato la grana, ha scelto la via del tribunale – l’unica possibile in questa fase – per mettere sotto cautela l’ente.
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